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Corso Francia Pietro Genovese si difende: “Andavo a 50 all’ora”

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Corso Francia Pietro Genovese si difende: “Andavo a 50 all’ora”

Corso Francia Pietro Genovese si difende: il racconto del 20enne di fronte al gip.

Corso Francia Pietro Genovese si difende. Il ventenne, sguardo fisso, viso sbiancato, completamente vestito di nero, è arrivato in tribunale ieri pomeriggio. Lo scopo dare la propria versione dei fatti sulla notte del 21 dicembre, in cui travolse e uccise le sedicenni Gaia e Camilla.

Ad affiancarlo un pool di legali rafforzato: oltre a Gianluca Tognozzi, che lo segue fin dal primo momento, c’era anche il professor Franco Coppi, incontrastato principe del foro di Roma.

Questo il suo racconto davanti alla gip Bernadette Nicotra: «Mi ero fermato al semaforo rosso precedente al punto dove erano le ragazze e sono ripartito al verde, quindi non credo di aver preso velocità andavo al massimo a 50 (km/h ndr). Pioveva anche se non forte, era buio, ho sentito un forte botto. Sono certo che non fossero sulle strisce perché avevo appena superato anche il semaforo incrocio», racconta.

«Se le ho viste? – continua – Non sarebbe giusto dire che le ho viste sbucare all’ultimo. La verità è che non le ho proprio viste: ho sentito un forte botto e sono andato nel panico. Del resto la visuale era coperta dalle macchine che avevo a destra, ero sulla corsia di sinistra».

Sulla circostanza, testimoniata da tutti i presenti di non essersi fermato subito dopo l’incidente, ma di essere andato avanti ancora per 250 metri finché il suv ha smesso di muoversi, Genovese poi spiega: «Non ho visto nulla e non avevo capito cosa fosse successo. In macchina si sono messi tutti a urlare di fermarmi, la macchina si è fermata poco dopo ma mi sarei accostato comunque».

Non una fuga, quindi: «Ero nel panico, non riuscivo neppure bene a capire cosa dovevo girare per spegnere il motore».

Genovese racconta inoltre che tornava da un festeggiamento piuttosto tranquillo. Aveva bevuto, sì, ma non troppo. Alla festa per il ritorno dall’Erasmus di un amico erano infatti presenti anche i genitori di lui: «Avrò preso due bicchieri, massimo tre, non di più. Le tracce di stupefacenti sono relative a giorni prima», ha spiegato. La gip al momento non contesta l’uso di stupefacenti ma solo l’alcol. La procura, invece, dopo l’iniziale richiesta di procedere per entrambe le aggravanti, sta ora valutando se contestare ancora l’accusa ancora, sulla base di ulteriori accertamenti.

Una serata tranquilla insomma: «Il giorno dopo c’era un evento universitario per Natale, dovevo uscire presto, non era mia intenzione fare troppo tardi o bere molto».

Il resto è, soprattutto, dolore per quanto accaduto alle ragazze: «Sono devastato, voglio dire anche qui che sono distrutto e che vorrei dare la mia solidarietà alla famiglia. La verità è che penso spesso a quelle due ragazze, non ci dormo la notte».

I suoi avvocati, Coppi e Tognozzi, non hanno chiesto alla gip di annullare i domiciliari. I legali presenteranno istanza al tribunale del Riesame, ma molto probabilmente eviteranno una nuova discussione dei fatti davanti al secondo giudice.

L’importante, sotto il profilo difensivo, è che il quadro tracciato da Genovese venga confermato. A ciò dovrebbero pensare le testimonianze degli amici in macchina con lui, che oggi saranno ascoltati dalla procuratrice aggiunta Nunzia D’Elia.

Quindi saranno fatte almeno due perizie tecniche: una sulla velocità della macchina e l’altra sul funzionamento dei semafori, per cercare di capire quando sia scattato il verde.

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