Cultura
LA NOSTRA STORIA Ettore Petrolini
LA NOSTRA STORIA Ettore Petrolini nacque a Roma il 13 gennaio del 1886 (secondo altre fonti nel 1884). Figlio di un fabbro, fu un comico attore-autore dotato di straordinario estro scenico. Già nel 1903 intraprese la carriera di chansonnier e macchiettista nei caffè-concerto passando dalle sale di secondo ordine ai teatri più eleganti.
Ettore Petrolini morì nel 1936 a Roma. La leggenda narra che, in punto di morte, vedendo entrare in camera sua un sacerdote con l’olio santo esclamò: “Mo’ sì che so’ fritto…!”. Creò spassose e beffarde macchiette romanesche: Er sor Capanna, Fortunello, Gastone, Giggi er Bullo, ecc.. Maschere con cui prese in giro e si fece prendere in giro da tutti gli strati sociali. Dal popolo più straccione e rumoroso ai personaggi più famosi del tempo, politici borghesi e scrittori. Fu autore di bozzetti, commedie e monologhi, pieni di comicità spesso polemica. Contribuì a svecchiare il gusto del pubblico riprendendo e divulgando forme espressive delle avanguardie teatrali popolarizzandole in maniera efficace.
Una maschera, ma anche la cosa più vicina al cabaret che l’Italia sia riuscita a produrre in quegli anni. Formidabile osservatore e sarcastico interprete degli aspetti più assurdi e ipocriti. Come nelle poesie di Trilussa attraverso i suoi personaggi parla la macchietta romanesca politicamente qualunquista e disfattista di tutto (anche del regime fascista). Dunque non pericolosa per i regimi del tempo ma con una propensione per la demistificazione attraverso l’uso del becero e del non-sense di cui fu maestro. La sua comicità nasce dal diretto contatto e l’esperienza sul palcoscenico.
Tra i suoi testi, alcuni pubblicati dopo la morte: ‘Chicchignola’ (1931), ‘Romani de Roma’ (1945), ‘Nerone’ (1945). Autore di canzoni di grande successo. Provò anche il cinema quando era ormai un divo, anche se senza molto successo. Le pellicole che restano sono testimonianze del suo modo di fare spettacolo comico (soprattutto ‘Nerone’). Ha lasciato anche libri autobiografici: Modestia a parte… (1932), Un po’ per celia un po’ per non morire… (1936). Sono documenti che vanno letti in senso sociologico: mostrano il carattere dell’uomo, con i suoi limiti di divo narciso che però sconta le sue origini ‘basse e plebee’ tra rivendicazioni orgogliose e distacchi ironici.
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