Italia
Grano straniero nella pasta italiana: maxi multa a Lidl dell’Antitrust
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Grano straniero nella pasta italiana: maxi multa a Lidl dell’Antitrust.
Grano straniero nella pasta italiana. Una “pratica commerciale scorretta” secondo l’Antitrust, che ha deciso di multare Lidl per un milione di euro. Contemporaneamente, l’ente a tutela della concorrenza ha accolto gli impegni di quattro aziende produttrici di pasta di semola di grano duro.
Queste ultime, spiega l’Autorità in una nota, avrebbero infatti fornito informazioni fuorvianti circa l’origine del grano duro utilizzato nella produzione di pasta di semola di grano duro. I dati sarebbero stati diffusi attraverso le etichette e i siti aziendali di Divella, De Cecco, Lidl, Margherita (ex Auchan Spa), e Pastificio Cocco.
Tra queste, Auchan, Cocco, De Cecco e Divella hanno presentato degli impegni che l’Antitrust ha accolto e reso obbligatori. Nel dettaglio, le aziende dovranno modificare le etichette e i rispettivi siti così da garantire al consumatore una informazione completa, fin dal primo contatto, sull’origine (talvolta estera) del grano utilizzato nella produzione della pasta. Con questo nuovo set informativo si eviterà dunque la possibile confusione tra provenienza della pasta e origine del grano.
Quanto a Lidl, il provvedimento è arrivato a seguito di accertamento di una pratica commerciale scorretta da parte dell’azienda. La quale non ha presentato impegni nel corso della procedura istruttoria. In sostanza, Lidl avrebbe ingannato i consumatori sulle caratteristiche della pasta a marchio “Italiamo” e “Combino“, facendo credere loro che la materia prima fosse di origine italiana. Considerando l’importanza attribuita dai consumatori all’informazione sull’origine della materia prima e della diffusione dei punti vendita della catena, l’Autorità ha quindi irrogato una sanzione di un milione di euro.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
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Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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