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ROMA Multopoli: la truffa delle multe sparite

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ROMA Multopoli: la truffa delle multe sparite

ROMA Multopoli: la truffa delle multe sparite. Per anni sono bastate le conoscenze giuste al dipartimento Risorse economiche del Campidoglio per farsi cancellare migliaia di sanzioni.

Funzionari e dirigenti avevano instaurato un sistema parallelo. Permettendo così a centinaia di amici, conoscenti e personaggi noti, di girare per il del centro incuranti dei limiti di velocità e dei varchi Ztl. Le multe infatti venivano fatte sparire. La Corte dei Conti ora però batte cassa e i pubblici ufficiali coinvolti in Multopoli rischiano di dover risarcire il Comune di tasca propria.

Il danno per il Campidoglio calcolato dal pm Massimo Perin e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza è di 17.058.000 euro. Cifra ora richiesta a cinque persone tra funzionari e dipendenti pubblici finiti sotto inchiesta per truffa e falso. I magistrati contabili hanno chiuso l’inchiesta citando in giudizio l’ex direttore del dipartimento Risorse economiche Pasquale Libero Pelusi, le sue segretarie Laura Cirelli e Maria Rita Rongoni, la funzionaria Patrizia Del Vecchio e la dipendente Antonella Bocci. Dal 2008 al 2015 le contravvenzioni cancellate sono 132.679.

Non solo parenti e amici tra i beneficiari del trattamento di favore. Tra loro anche appartenenti alle forze dell’ordine, dipendenti capitolini e molti vip. Questi ultimi non devono rispondere del danno erariale non essendo pubblici ufficiali ma sono indagati per truffa. Tra questi anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che avrebbe ottenuto la cancellazione di multe per circa 26.000 euro. Le auto intestate a tre sue società fatte passare per vetture del servizio di scorta. Come lui decine di imprenditori, nobili e, addirittura, pregiudicati come Riccardo Brugia, braccio destro di Carminati.

Categorie, sottolinea il pm nell’atto di citazione, «ritenute in qualche modo utili per motivi privati, contrariamente a quanto avveniva con la restante utenza. In palese antitesi con i principi di imparzialità, efficienza e correttezza dell’azione amministrativa». Dalle indagini sono emersi diversi escamotage utilizzati. Firme false, macchine di privati fatte passare come vetture utilizzate per servizi di polizia, sanzioni annullate perché nella lista riservata a politici e appartenenti alle istituzioni, cancellazione delle cartelle esattoriali in modo da impedire a Equitalia di riscuotere.

Nell’atto contabile si legge che dalle verifiche della Finanza è emerso «un sistema clientelare che privilegiava soltanto determinati soggetti che accedevano a un canale parallelo a quello ufficiale». E i clienti erano tantissimi: nell’inchiesta si contano quasi 200 indagati, anche se molte posizioni verranno archiviate perché prescritte.

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