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CAROLA RACKETE La Cassazione boccia il ricorso: “Non andava arrestata”

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CAROLA RACKETE La Cassazione boccia il ricorso: “Non andava arrestata”

La terza sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso del procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella contro l’ordinanza del gip Alessandra Vella che decise di non convalidare l’arresto di Carola Rackete escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra.

Reato contestato alla capitana per aver forzato il posto di blocco della Guardia di finanza, a Lampedusa, che le aveva ripetutamente intimato l’alt. La Cassazione però boccia il ricorso della procura contro Carola Rackete. Durante la manovra la Sea Watch aveva urtato una motovedetta. Il gip aveva ritenuto che il reato di resistenza a pubblico ufficiale fosse giustificato da una “scriminante” legata all’avere agito “all’adempimento di un dovere”. Quello di salvare vite umane in mare.

Era dunque venuta meno la misura degli arresti domiciliari deciso dalla procura che aveva chiesto la convalida della misura restrittiva e il divieto di dimora in provincia di Agrigento. Comunque la decisione della Cassazione non avrebbe cambiato la posizione della Rackete. La comandante sarebbe in libertà anche con un accoglimento del ricorso della procura. Saranno importanti le motivazioni con cui la Suprema Corte spiegherà il verdetto, il cui deposito, in base alle norme del codice di procedura penale è atteso in 30 giorni.

“Non conosciamo le motivazioni ma ora sappiamo con certezza che avevamo ragione. Carola Rackete non andava arrestata”, ha detto l’avvocato Leonardo Marino commentando la decisione della Cassazione di rigettare il ricorso della Procura contro la scarcerazione. “Vedremo se la Procura di Agrigento darà seguito a questa pronuncia della Cassazione o se andrà avanti su questa sua tesi, che riteniamo folle. Arrestata perché aveva salvato vite umane. In quel periodo ricordo una particolare tensione politica e adesso siamo felici per l’esito di questa vicenda. I giudici della Cassazione hanno dato ragione a noi”.

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