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Cinema

RECENSIONE Anime Ni No Kuni di Tommaso Bucciarelli

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RECENSIONE Anime Ni No Kuni di Tommaso Bucciarelli

RECENSIONE Anime Ni No Kuni – Anche oggi siamo Tommaso Bucciarelli ha recensito un’anime che gli è particolarmente piaciuto e deciso di condividerlo con tutti voi

RECENSIONE Anime Ni No Kuni

Alle volte voglio credere d’essere nel modo degli incubi e di potermi svegliare iniziando a sognare in quello che può essere chiamato il Secondo Mondo, il Ni no kuni.

È un anime giapponese creato da Yoshiyuki Momose prodotto dalla Level-5, ispirato all’omonima saga videogiochi del 2010. Tradotto e distribuito in italiano su Netflix dal 16 gennaio 2020 ha per protagonisti due giovani ragazzi, e Haru.

Siamo nel presente, e un anziano e sul tetto di un ospedale e agita un bastone, e dice all’infermiera che lo richiama che è in un portale per un altro mondo.

In una scuola ci sono Haru che sta giocando a basket, e Yù sulla sua sedia a rotelle che lo sta studiando per aiutare il suo migliore amico a divenire più forte. Al termine si avviano e li raggiunge Kotona, la ragazza alla quale Haru è legato, e Yù lo invidia poiché ha una candida ammirazione anche lui per lei. Quando devono fare una lunga scala per arrivare ad un negozio, Yù gli toglie il disturbo e li saluta.

Mentre Kotona torna a casa da sola, si sente inseguita da qualcuno, inizia a correre chiama Yù, visto che Haru non le risponde. Il disabile si impegna, riesce a raggiungerla e la vede imprigionata tra le braccia di un uomo che la pugnala sulla pancia. Si fionda su di loro e l’uomo fugge. Lei è in vita, e li raggiunge Haru che prende in braccio Kotona e vuole raggiungere un ospedale, ma mentre i tre attraversano una strada, passano tra due camion e tutto sparisce.

Yù e Haru si trovano in un posto che sembra tratto dalle favole, con costruzioni particolari e genti, tra la quale animali umanizzati, vestite in maniera strana e antica, così come si trovano loro stessi. Yù può camminare e si fanno domande, prima su tutte dov’è Kotona.

Haru pensa prima che stiano girando un film, ma vedendo animali troppo fantasiosi ed enormi, dice che è più probabile che stiano sognando. Yù invece è certo che sia tutto reale, e che si trovino in un altro mondo. Iniziano a cercare Kotona, ed entrando in un locale vedono una locandina con la foto di lei, ma con un altro nome: Principessa Asha. Chiedono lumi e li indirizzano al castello, ove scoprono che la principessa ha una maledizione, e Yù scova una sorta di pugnale nella sua pancia e lo estrae salvandole la vita.

Ma il re e i cortigiani non vedono questo salvataggio, ed essendo strani e sconosciuti, li reputano dei nemici.

Cercavo una favola che avesse al suo interno un messaggio morale di un certo spessore, ed iniziando a vedere questo anime, sono stato dapprima incerto, come capita spesso, poi nell’avanzare ho scoperto l’introspezione dei personaggi che, utilizzando ogni spettatore la propria riflessione, può dare ottimi frutti per un miglioramento di se stessi.

Capita molte volte che le persone, chicchessia, lottino con loro stessi per comprendere cosa sia giusto, e qualche volta è un conflitto che nasce tra l’agire razionalmente, con dati realistici che possono fruttare, ma limitatamente, e l’operare nel campo speranzoso, non ponendo basi stabili e lasciandosi trasportare da un’emozione, un sentimento che incentiva sogni difficilmente realizzabili di enormi dimensioni.

La scelta è poi quella che ci fa intraprendere una strada, e solitamente, rimanendo coi piedi a terra si hanno meno angosce, meno colpi negativi, ma si continua a vivere nella media. Azzardando è probabile si vada più in basso, ma sarebbe stato fatto un tentativo, e per mia esperienza dico che vive meglio avendolo effettuato. Inoltre c’è la vaga e benché minima possibilità di raggiungere quel non si sa cosa che ti fa stare sempre e molto sopra la media.

Non è una gara tra razionalità ed atti da sognatore, ma se si volessero confrontare, io preferisco il rischio ad una base monotona.

Questo è uno dei messaggi che ho percepito in Ni No Kuni, e può essere sommato ad un’altra cosa che viene messa in evidenza: si vive nel modo materiale e nel mondo spirituale, ed in ognuno, qualunque cosa facciamo, diamo carezze o scosse all’uno o all’altro.

Nella base della vita la miglior cosa è accontentarsi. Questa terminologia contiene il provare contentezza motivata ed il cercarla anche negli atti che avvengono e influenzano tristezza.

Questo è il sito di Tommaso Bucciarelli dove troverete moltissime recensioni

www.tommasobucciarelli.it

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