Politica
REGIONALI Giorgia Meloni: “Abbiamo vinto noi”
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Giorgia Meloni ha così commentato il risultato delle elezioni regionali: “Abbiamo vinto noi. Tra i partiti siamo noi i veri vincitori di queste elezioni. Siamo gli unici a crescere. Abbiamo raddoppiato i voti rispetto alle elezioni europee, quintuplicato il consenso. Sono molto contenta del risultato di Fratelli d’Italia”.
La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, sulle regionali: “Non avevamo un candidato presidente e siamo l’unico partito del centrodestra che cresce. Siamo molto contenti. È premiata la nostra coerenza e concretezza. Confidiamo di fare la differenza anche nelle prossime elezioni in primavera. In Puglia e Marche siamo già a lavoro. Qui i candidati sono stati espressi da FdI”.
Sul movimento delle Sardine: “Ha giovato a una sinistra in difficoltà, soprattutto sul piano della presentabilità. E anche perché queste sardine sono servite a violare tutte le regole della campagna elettorale. Il tempo delle sardine, infilate in tutti i pastoni dei telegiornali, non viene computato per la par condicio. È facile far campagna elettorale così. Le sardine hanno fatto una campagna elettorale politica e partitica. Noi sappiamo che facevano campagna elettorale per Bonaccini. Comunque le Sardine non hanno spostato consenso ma hanno mobilitato l’elettorato che era già di centrosinistra ma disamorato”.
Sui risultati ottenuti: “Prima di tutto la vittoria del centrodestra in Calabria. Voglio fare enormi auguri a Jole Santelli, che ho sentito. Per il centrodestra è una grande sfida cambiare il destino della Calabria. Una regione che merita e può avere molto di più. La Calabria dimostra che c’è un Sud che rifiuta la logica assistenzialista del reddito di cittadinanza ma che chiede di poter dimostrare il proprio valore. In Emilia Romagna abbiamo corso per vincere. Non ce l’abbiamo fatta, ma dobbiamo essere soddisfatti del risultato. La vittoria sarebbe stata qualcosa di epocale, ma aver tenuto il fiato sospeso segna la fine di un’epoca. Non esistono più le roccaforti, tutto è contendibile”.
Sul successo del Pd: “La sinistra festeggia ma ha poco da festeggiare. Se dopo una elezione alla sinistra resta solo una regione storica è come se una squadra festeggia un gol dopo averne presi 8. Nel centrodestra si può migliorare il gioco di squadra. Il lavoro può essere più condiviso. Il candidato del centrodestra oltre a essere scelto dal centrodestra deve essere anche candidato della coalizione. Ci vuole la capacità di fare una campagna elettorale insieme. Lavorare sulla crescita dei partiti può giovare al singolo partito ma non alla coalizione nel suo complesso. Adesso per settimane leggeremo come si potrebbe dividere il centrodestra. Ma io a fine campagna elettorale non critico le scelte fatte. Gli accordi si rispettano. Li abbiamo rispettati in Emilia Romagna come mi aspetto che gli alleati li rispettino nelle altre regioni”.
Sulla vittoria del Pd a Bibbiano: “Ne ero sicura. Bibbiano si trova in provincia di Reggio Emilia che è una provincia rossa. Sono stata la prima ad arrivare e sarò l’ultima ad andare via. Non perché voglio dimostrare una responsabilità del Pd ma perché una società civile non volta le spalle a una vicenda simile. Quello che non ho capito è perché il Pd ci ha messo la faccia e ha votato contro l’emendamento di FdI per risarcire le famiglie in caso fossero dimostrati i fatti dopo il processo”.
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Incontri tra Salvini e Bossi a Gemonio: i temi al centro del dibattito.
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# Incontro a Gemonio tra Salvini e Bossi: Un Dialogo Proficuo
Un significativo incontro si è svolto a Gemonio, Varese, tra il leader della Lega Matteo Salvini e l’ex segretario Umberto Bossi. La conversazione, durata oltre un’ora, è avvenuta in un’atmosfera di cordialità e rilassatezza, specialmente dopo le recenti notizie infondate sullo stato di salute di Bossi. Salvini ha descritto l’incontro come estremamente positivo, esprimendo soddisfazione reciproca.
Tematiche Affrontate nell’Incontro
Durante il colloquio, sono stati affrontati diversi argomenti di rilevanza nazionali. In primo luogo, l’autonomia è stata al centro del dibattito, con Salvini che l’ha definita una “battaglia storica della Lega”, utile per l’intero Paese. Oltre a ciò, si è parlato di infrastrutture lombarde, giustizia, sicurezza e immigrazione. Anche le questioni economiche e le strategie energetiche, compreso un occhio attento al nucleare, hanno trovato spazio nelle discussioni.
L’incontro ha visto la presenza della famiglia di Bossi, tra cui sua moglie Manuela Marrone e il figlio Renzo. Salvini ha manifestato l’intenzione di mantenere Bossi aggiornato sugli sviluppi futuri, promettendo nuove occasioni di incontro.
Prospettive di Ulteriori Incontri
Tra gli impegni presi, Salvini ha assicurato che terrà Bossi informato sulle questioni affrontate, aprendo a un futuro incontro che includerà anche ministri, a partire da Roberto Calderoli. Questa premessa sottolinea l’importanza di un dialogo continuo e costruttivo con il fondatore della Lega, riconoscendo il suo valore e contributo ai temi cruciali che il partito e il Paese si trovano ad affrontare.
Questa iniziativa di coinvolgimento evidenzia come la Lega intenda valorizzare la propria storia e il legame con le radici, mirando a costruire un futuro solido e orientato verso l’autonomia e la sicurezza nazionale.
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Cambio al vertice: Giuli subentra dopo le dimissioni del Ministro Sangiuliano
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# Dimissioni di Gennaro Sangiuliano: Un Cambiamento al Vertice della Cultura
La Lettera di Dimissioni
Il 7 settembre 2024, Gennaro Sangiuliano ha ufficialmente rassegnato le proprie dimissioni dal ruolo di Ministro della Cultura. Questo annuncio è avvenuto attraverso una lettera indirizzata alla premier Giorgia Meloni, dopo una serie di polemiche e indiscrezioni che hanno tenuto banco negli ultimi giorni. Sangiuliano ha espresso la sua soddisfazione per i risultati ottenuti nelle politiche culturali durante il suo mandato, ma ha affermato la necessità di considerare le sue dimissioni come “irrevocabili”.
Pressioni e Malumori nel Governo
Le tensioni all’interno del governo erano palpabili, con pressioni crescenti nei confronti di Sangiuliano. Fonti vicine al governo hanno rivelato che l’atmosfera era diventata insostenibile a causa delle continue rivelazioni legate a un’imprenditrice campana. Questa situazione ha messo in discussione la credibilità dell’intero esecutivo e della stessa Giorgia Meloni, spingendo alcuni membri di Fratelli d’Italia a suggerire che fosse indispensabile chiudere la questione rapidamente per il bene della coalizione.
Il Ruolo della Meloni e l’Exit Strategy
Dopo un iniziale sostegno a Sangiuliano, la premier Meloni ha riconosciuto che le circostanze richiedevano una rapida risoluzione della crisi. Questo ha portato a una riflessione profonda sull’opportunità politica di chiudere la questione al più presto. Meloni ha poi deciso di non partecipare al G7 dei Parlamenti e ha dedicato il suo tempo alla gestione della situazione e all’individuazione di una strategia di uscita per Sangiuliano. Nel pomeriggio, ha informato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, delle dimissioni del ministro.
Il Nuovo Ministro e le Prospettive Future
Dopo aver accettato le dimissioni di Sangiuliano, il Presidente Mattarella ha firmato il decreto che nomina Alessandro Giuli, attuale presidente della Fondazione Maxxi, come nuovo Ministro della Cultura. In seguito al giuramento di Giuli, Giorgia Meloni ha espresso pubblicamente il suo apprezzamento per Sangiuliano, definendolo un uomo capace e onesto, e ha assicurato che con il nuovo ministro continueranno gli sforzi per il rilancio della cultura nel Paese.
Reazioni e Riconoscimenti
Le reazioni alle dimissioni di Sangiuliano sono state di sostegno e riconoscimento. Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, ha elogiato Sangiuliano per il suo operato e ha sottolineato come la sua scelta di dimettersi gli permetta di difendersi e dimostrare la sua integrità. Matteo Salvini ha anch’esso inviato un messaggio di gratitudine al ministro dimissionario e ha dato il benvenuto al suo successore Giuli.
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In conclusione, le dimissioni di Gennaro Sangiuliano segnano un momento significativo nella politica culturale italiana, evidenziando le sfide e le dinamiche che influenzano l’attuale governo. La nomina di Alessandro Giuli potrebbe rappresentare un nuovo inizio per il dicastero e per la cultura nazionale.
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