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La Corte d’Appello conferma la condanna a Danilo Coppola
La seconda sezione penale della Corte d’Appello di Milano conferma la condanna a sette anni di reclusione per bancarotta nei confronti di Danilo Coppola. Immobiliarista e imprenditore romano considerato tra i cosiddetti ‘furbetti del quartierino’.
La procura generale di Milano e la sostituta procuratrice generale, Celestina Gravina, al termine della requisitoria aveva chiesto in Appello per Coppola la conferma della condanna. Confermata la condanna di primo grado per le bancarotte del Gruppo Immobiliare 2004 dichiarata fallita nel 2013, di Mib Prima, fallita nel luglio 2015, e di Porta Vittoria, fallita nell’aprile 2016. Quest’ultima società titolare di un progetto di rilancio di un’area residenziale milanese. La decisione è della seconda sezione presieduta da Piero Gamacchio.
La società Porta Vittoria si occupava dello sviluppo immobiliare della zona a Est del centro di Milano con un progetto da 142.000 metri quadrati. Abitazioni, un albergo, spazi commerciali e uffici. Celestina Gravina aveva chiesto nella requisitoria di abbassare la pena a 5 anni e 10 mesi. Chiedendo inoltre di assolvere Coppola dall’accusa di aver cagionato con dolo il dissesto delle società a lui collegate ipotizzando la bancarotta impropria. I giudici invece hanno confermato integralmente la sentenza di primo grado con la condanna a 7 anni. Coppola deve anche pagare le spese legali delle parti civili. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 90 giorni.
La sentenza di primo grado, del 24 febbraio 2018, ha disposto anche risarcimenti per danni patrimoniali e non patrimoniali alle società, ora parti civili, alle quali Coppola avrebbe cagionato il fallimento. Più di 153 milioni a Porta Vittoria Spa, a garanzia dei quali mantenuto il sequestro di immobili già ‘congelati’ e una provvisionale di 50 milioni al Gruppo Immobiliare 2004. Dopo le pubblicazioni delle motivazioni della sentenza di primo grado alcuni atti sono passati alla procura di Milano. Iscritte anche altre persone nel registro degli indagati per concorso con Coppola nella bancarotta delle società.
Tra questi Pier Francesco Saviotti, ex amministratore delegato del Banco Popolare. Il banchiere è accusato di concorso in bancarotta in relazione al fallimento della società Porta Vittoria spa. Secondo i magistrati Saviotti avrebbe “fornito nel 2010 a Porta Vittoria, mediante un mutuo da 80 milioni di euro poi rimborsato a fine 2011 con l’accensione di un nuovo mutuo di 210 milioni, la provvista per acquistare da società lussemburghesi di Coppola due partecipazioni per 45 e 25 milioni. Quando invece per i magistrati quelle partecipazioni “erano di valore nullo o del tutto incongruo”. Per Saviotti chiesto il rinvio a giudizio e il 2 aprile prossimo davanti al gup del tribunale si discuterà la sua posizione.
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