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ROMA ANTICA La Candelora

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ROMA ANTICA La Candelora

ROMA ANTICA La Candelora. Siamo a febbraio, per gli antichi Romani ‘Februarius’. Il nome è legato al verbo ‘februare’, ossia ‘purificare’. Febbraio era considerato un mese di passaggio tra l’inverno e l’inizio della rinascita della natura, che sarebbe avvenuta a marzo-aprile. Cioè all’inizio del nuovo anno. Da tener presente che l’anno cominciava a marzo.

In virtù della fase di ‘passaggio’ febbraio era il mese in cui era necessario una purificazione prima di iniziare un nuovo ciclo. Durante questo periodo erano tante le feste e i riti officiati. Tra questi una cerimonia in cui venivano accese tutte le lampade e i ceri che venivano portati in processione. Cosa assai simile alla Candelora, che viene celebrata il 2 febbraio. Nella tradizione cristiana questa festa vuole ricordare la presentazione di Gesù al tempio. La liturgia prescriveva la presenza di tante candele benedette, simbolo e metafora del Signore inteso come ‘luce del mondo’ che illumina l’oscurità e ‘purifica’ l’umanità dal peccato.

Ancora una volta il cristianesimo ha cercato di sradicare le antiche usanze pagane inglobandole nella sua liturgia e rivestendole di nuovo significato. Diversamente l’antico proverbio pronunciato ancora oggi: «Per la santa Candelora se nevica o se piova dell’inverno siamo fora», pare sia da ascrivere a Papa Gelasio. Il detto non ha nessun fondamento meteorologico, eppure la tradizione popolare vuole che se il 2 febbraio fa freddo vuol dire che la primavera sta per arrivare, se fa caldo l’inverno si protrarrà ancora.

I GIORNI DELLA MERLA

Molto simile a questa è la concezione dei cosiddetti ‘giorni della merla’ (che dovrebbero cadere tra fine gennaio e inizio febbraio). Per questa leggenda non c’è un riferimento che la leghi alla storia antica ma sembra sia tutta italiana, con qualche variante da una regione all’altra. Si narra che una merla (che in origine doveva essere bianca come la neve) esibiva il suo canto e il suo piumaggio, felice che l’inverno non era stato così rigido e che stava arrivando la primavera. Gennaio allora si infuriò e mandò all’improvviso una gelata, tanto che la merla presa alla sprovvista dalla nuova ondata di freddo, si rifugiò per tre giorni in un camino. Quando ne uscì era diventata grigia per la cenere che si era posata sul suo manto e che gli rimase attaccata in maniera indelebile come punizione per aver esultato troppo presto.

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