Politica
CORONAVIRUS PC chiede sicurezza nei call-center, “troppa pressione di Confindustria”
A seguito della morte di Emanuele, il giovane di 34 anni che ha perso la vita nei giorni scorsi a causa del Coronavirus e che lavorava in un call-center della Capitale, la Federazione romana del Partito Comunista è intervenuta per chiedere più sicurezza sui posti di lavoro e il rispetto delle norme sanitarie previste dal decreto per il contrasto ed il contenimento del virus. “Questa vicenda gravissima e drammatica”, spiegano dalla sezione del PC di Roma, “si inserisce in un contesto di emergenza sanitaria generalizzata in cui sono sempre di più i casi e le segnalazioni di lavoratori che contraggono il Coronavirus nei propri posti di lavoro a causa delle scarse norme di sicurezza e della prosecuzione di attività lavorative tutt’altro che essenziali”. La Federazione romana ritiene che così facendo “si continuano a mettere a rischio le vite dei lavoratori” e attacca Confindustria: “E’ stato evidente in tutto il mese scorso in cui si è temporeggiato sulla chiusura delle attività produttive non essenziali, lo è ancor di più in un momento in cui le pressioni della Confindustria hanno portato all’emanazione di un decreto fortemente limitato e non risolutivo”. I Comunisti della Capitale hanno poi concluso affermando che “per fermare questa emergenza serve interrompere realmente tutte le attività produttive non essenziali e garantire ai lavoratori di quelle necessarie adeguate condizioni di sicurezza”.
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