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Le barberie storiche di Roma

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Le barberie storiche di Roma

Le barberie storiche di Roma

Quello del barbiere è un mestiere antichissimo e a Roma sin dall’antichità le loro botteghe erano affollatissime, frequentate sia dalla plebe che dalla classe patrizia anche se a volte i più ricchi, che all’epoca coincidevano anche con i più nobili, si dotavano di barbieri privati per non doversi mischiare con il volgo. Rinomati per la loro destrezza erano i tonsores siciliani. Varrone riferisce di un’iscrizione ad Ardea nella quale si tramandava di un tal Ticinio Menas che dalla Magna Grecia nel 299 a.C. “importò” il mestiere nella capitale dell’impero introducendo così questo nuovo lavoro a Roma. Probabilmente in epoca arcaica, forse seguendo l’esempio degli etruschi, i più antichi abitanti di Roma ostentavano lunghe barbe ed è probabile che non perdessero troppo tempo nelle pratiche quotidiane di toeletta, impegnati a sottomettere le altre popolazioni italiche. Si deve ad ogni modo forse a Ticinio Menas l’organizzazione della professione anche perché è assai probabile che già da qualche tempo i romani avevano iniziato a rasarsi. Plinio il Vecchio racconta infatti di quando nel 354 avanti Cristo molti romani si fecero crescere la barba in segno di protesta per l’esecuzione di Marco Manlio Capitolino, già console patrizio che, prima di essere gettato dalla rupe Tarpea con l’accusa di ambire al titolo di “re”, aveva preso le parti dei plebei nella lotta con i patrizi domandando ai senatori una più equa gestione della raccolta dei debiti (all’epoca se non si era capaci di estinguere un prestito si diventava schiavi del creditore).

Difficile inquadrare l’esatto momento storico nel quale la consuetudine di andare dal barbiere diventò pratica comune ad ogni modo la leggenda narra che Scipione l’Africano si rasasse quotidianamente. Seguendo l’esempio di uno dei condottieri più celebri del tempo tutti i legionari romani diventarono presto cultori del rasoio ed ogni legione era accompagnata da tonsores pratici del mestiere (anche un piccolo taglio può essere motivo d’infezione e tra i peli proliferano i parassiti). Al rasoio poteva anche essere legata la loro sorte sul campo di battaglia visto che barbe e capelli lunghi forniscono appiglio ai nemici. La prima rasatura di un giovane per gli antichi romani era un momento solenne visto che segnava il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. I peli del giovane falciati dal tonsor venivano raccolti dai suoi familiari e riposti in una scatola che veniva consacrata alla dea Juvenia, divinità protettrice dei giovani in età prepuberale, al quale Nerone dedicò dei giochi, gli Juvenalia. Dal barbiere ci si andava anche per piccole operazioni mediche come i salassi. Tra un taglio di capelli e un’acconciatura ci si poteva anche far togliere un dente ed è anche per questo che all’esterno dei barbieri il classico palo colorato che accompagna di solito l’insegna mostra fasce rosse (a volte anche blu) che ricordano le bende insanguinate appese all’esterno dei barbieri e pare rappresentino simbolicamente anche il sistema circolatorio venoso e arterioso.

Nel corso della storia il mestiere del barbiere non è poi cambiato molto e nel frattempo noi italiani siamo diventati maestri di questa arte. Ad ogni modo una svolta epocale per la professione si ebbe nel 1895 quando King Camp Gillette decise di brevettare il rasoio usa e getta che smarcava i più dal cimentarsi con il “rischio” della rasatura a mano libera fornendo un’alternativa rapida a costi contenuti. Da quel momento non fu più necessario ricorrere alle cure del barbiere per avere il volto perfettamente liscio sebbene barba e baffi nel tempo, non siano mai passati del tutto di moda ed anzi ad esempio recentemente sulla scorta del movimento hipster c’è stato un forte ritorno di folte appendici facciali. Anche diversi personaggi celebri, uomini politici, calciatori famosi e campioni di altre discipline hanno fatto del loro “vello” un marchio di fabbrica, basti pensare che in alcune partite di poker alcuni giocatori hanno inserito una piccola telecamera in mezzo alla barba per dare agli spettatori la visuale della partita dal punto di vista della barba. Proprio per questo negli ultimi anni si è assistito all’apertura di numerose nuove barberie nella capitale e nel resto d’Italia mentre alcune botteghe storiche resistono al mutare delle tendenze grazie alla loro lunga tradizione al loro savoir faire e alla provata esperienza del loro personale.

Non sono senz’altro degli “improvvisati” gli artigiani del pelo che si trovano all’antica Barberia da Peppino in Via della Vite 64/a nel cuore del rione Colonna aperta dal 1957 dove alcuni clienti conservano i loro preziosi rasoi a mano libera per farsi radere dal qualificatissimo personale. Nel centro storico il barbiere più antico ancora in attività è invece Genco al 17 di Via dei Portoghesi che sfoltisce barbe e capelli dal 1952 mentre al 12 di Via del Babuino, a due passi da Piazza del Popolo, c’è Vincenzo che ha curato il look di numerose personalità della Roma di un tempo da Fellini a Gassman. In tema di barbe e baffi a Ponte Milvio, a due passi dalla torretta Valadier, l’altro Chiosco ospita l’Accademia del Baffo che periodicamente organizza eventi baffuti e visite didattiche ai barbitonsori romani e che nel maggio scorso ha rappresentato i baffuti romani agli ultimi mondiali di barba e baffi tenuti ad Anversa.

 

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Le probabilità di incontrare l’anima gemella a Roma, città dell’amore, sono tante

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Le probabilità di incontrare l’anima gemella a Roma, città dell’amore, sono tante

Sarà perché la mitologia ha tramandato molte storie d’amore e di passione tra le divinità romane o perché più in generale gli antichi romani erano noti per non sottrarsi affatto ai piaceri carnali e di coppia, ma nei secoli quella che si è costruita Roma è anche la fama di città dell’amore. Senza dubbio molto ha contribuito in questo senso la tradizione che colloca a Roma la nascita di San Valentino: Valentino sarebbe stato, infatti, un giovane vescovo che si oppose con decisione alla legge che nel III secolo d.C. vietava per ragioni militari ai giovani romani di sposarsi; proprio per la sua opposizione all’Impero Valentino fu giustiziato, prima di essere santificato due secoli dopo dal papa e di diventare nella cultura popolare il santo degli innamorati. Con questa eredità alle spalle, insomma, Roma non potrebbe non essere una città Cupido e capace di far battere i cuori.

I luoghi più romantici dove innamorarsi a Roma

Il romanticismo di molti scorci di Roma fa il resto. I tramonti sul Tevere visti da Ponte Milvio o da Ponte Umberto I sono perfetti per innamorarsi. I vicoli di Trastevere con la loro atmosfera di altri tempi sono quelli ideali per perdersi in compagnia della persona amata. C’è chi si è promesso amore eterno davanti alla Fontani di Trevi e dopo aver lanciato una monetina come buon augurio. I più religiosi potrebbero non voler perdere l’occasione di suggellare il proprio amore a San Pietro. E ancora Villa Borghese con il suo laghetto è il set ideale per un primo incontro galante, i più sospettosi potrebbero chiedere conto alla Bocca della Verità della sincerità dei sentimenti del partner e più goduriosi potrebbero concedersi una gita ai Castelli Romani con il partner o potenziale tale o una puntata alle terme. Qualunque sia, insomma, la propria idea di coppia Roma è il posto migliore per celebrarla. Due appassionati di calcio potrebbero sentire battere i propri cuori all’unisono, per esempio, anche durante un derby di Coppa Italia.

I siti d’incontri sono un’alternativa moderna per trovare l’anima gemella a Roma

Per chi trovasse comunque difficile, ai limiti dell’impossibile, innamorarsi nella Capitale un aiuto importante viene oggi da piattaforme, app, siti di incontri Roma. L’online dating è ormai un’ottima soluzione per cercare l’anima gemella quando il lavoro o altri impegni personali rendono impossibile frequentare la movida romana o ci si è appena trasferiti in città e non si ha ancora un gruppo di amicizie o, ancora, si è molto timidi o fuori dal giro degli incontri romantici ormai da un po’. Su un sito di incontri si possono impostare filtri come l’età dei potenziali partner, a che distanza massima devono trovarsi, che look è meglio abbiano, a che tipo di incontri è consigliabile che siano interessati: aumentano in questo modo le probabilità di conoscere nuove persone con cui si abbiano una certa affinità e più probabilità di costruire qualcosa. Anche se è conosciuta come la città dell’amore e a dispetto di un tratto che porta inciso nel nome (Roma è notoriamente l’acronimo di “amor”, il termine con cui i poeti si riferiscono da sempre all’amore), infatti, come tutte le grandi metropoli, Roma non si rivela sempre il luogo più facile dove le anime gemelle riescono a incontrarsi.

Come aumentare le probabilità di incontrare il partner giusto a Roma

Per scongiurare quel profondo senso di solitudine che si può sperimentare in città e trovare più facilmente il partner ideale, alcuni piccoli trucchi possono aiutare. Il primo e più importante è frequentare i posti giusti. Come in ogni altra città, infatti, non solo locali e luoghi di aggregazione hanno target diversi ma anche i quartieri tendono a essere frequentati da tipologie di persone diverse: se gli appassionati di cinema dovrebbero darsi appuntamento a Cinecittà, così, chi segue una certa musica e una certa cultura indie ha più probabilità di incontrare l’anima gemella al Quadraro o alla Garbatella.

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Che fortuna! Errore delle Agenzia delle Entrate e 14 milioni di euro salvati

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Errore Agenzia delle Entrate, imprenditore esente da pagamento cartella da 14 milioni di euro

Roma – Un imprenditore, è riuscito a evitare di pagare una cartella esattoriale che ammontava a 13 milioni e 928mila euro dovuti a mancati versamenti dell’IVA, grazie a un errore ortografico nella destinazione della lettera. L’incredibile storia si è svolta a Roma, dove dal 2007, a causa di un errore di notifica, la cartella esattoriale non ha mai raggiunto il suo destinatario.

L’errore risiedeva nell’indirizzo. Invece di essere inviata a via Carlo Porzio Biroli 52, sulla Cassia, la cartella è finita a via Renato Birolli 52, sulla Prenestina. Questo errore ha portato la Corte di giustizia tributaria, in due gradi di giudizio, a dichiarare l’estinzione del titolo esecutivo contestato all’imprenditore assistito dagli avvocati Fabio Calò e Giuseppina Tenga. Il Corriere della Sera ha notato che una “L” in più ha trasformato Biroli in Birolli, causando la confusione.

Il caso ebbe inizio nel maggio 2022, quando l’Agenzia delle Entrate contestò all’uomo il mancato versamento di quasi 14 milioni di euro, dovuto a quindici cartelle esattoriali e due accertamenti. Tuttavia, a causa dell’errore nell’indirizzo, l’imprenditore “”sbadato”non aveva ricevuto nessuna notifica.

Dopo aver cercato di capire cosa stesse accadendo, il soggetto accusato scoprì che la notifica della cartella avrebbe dovuto essere inviata a via Renato Birolli 52 nel luglio 2007, ma lui non viveva a quell’indirizzo. Così, l’Agenzia aveva segnalato l’irreperibilità dell’imprenditore. Successivamente, furono inviati un’iscrizione ipotecaria e due atti interruttivi, tutti all’indirizzo sbagliato.

I giudici hanno concluso che la notifica non era mai stata completata correttamente e pertanto la pretesa è prescritta, dato che sono passati 10 anni dalla notifica. Lo stesso ragionamento è stato applicato anche per le altre cartelle.

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