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Macron: “Basta egoismi, la Francia è al fianco dell’Italia” (2^ parte)

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Macron: “Basta egoismi, la Francia è al fianco dell’Italia” (2^ parte)

Emmanuel Macron: “Basta egoismi, la Francia è al fianco dell’Italia”.

Il 6 marzo Macron ha mandato alla Francia il messaggio che “la vita continuava”, mentre l’Italia dichiarava 4.636 casi confermati e 197 decessi. Perché avere ignorato i segnali d’allarme? “Non li abbiamo assolutamente ignorati. Ho affrontato questa crisi con serietà e gravità fin dall’inizio. Da quando è iniziata in Cina. L’ho affrontata anche con lucidità e umiltà nel rispetto di quel che sono le nostre società: delle società democratiche e aperte dove l’informazione deve essere trasparente, le restrizioni alle nostre libertà spiegate ed equilibrate. A ogni tappa ho seguito tre principi essenziali: fondare le nostre decisioni su pareri scientifici, adattarsi alle evoluzioni della crisi e prendere misure proporzionate.

Abbiamo preso le misure più forti e al più presto. Abbiamo adottato, dinanzi a un numero di casi simili, le misure di restrizioni sociali qualche giorno prima dei nostri partner europei. Non me ne do alcun merito. La scienza ci ha illuminato e l’Italia ci ha preceduto in questa crisi e abbiamo potuto trarne le lezioni per noi stessi. Abbiamo imparato dalle vostre dolorose esperienze e dalle coraggiose decisioni prese dal vostro governo. Molti paesi europei giudicavano eccessive tali restrizioni. Oggi tutti le attuano perché sono indispensabili nella nostra guerra contro il virus”.

Lei ha detto più volte che l’Europa aveva abbandonato l’Italia durante la crisi dei migranti. Ma l’Italia, il paese più colpito dall’epidemia, si è sentita abbandonata ancora una volta. Perché un Paese vicino e amico come la Francia non ha inviato prima gli aiuti? “Sì e ribadisco ciò che ho detto. L’Europa non è stata all’altezza nelle precedenti crisi e mi assumo anche, in parte, la responsabilità della Francia.

Ma voglio anche aggiungere che noi europei abbiamo spesso tendenza a vedere solo le nostre mancanze e le nostre debolezze. La Francia è al fianco dell’Italia. Per questo ho tenuto a recarmi a Napoli il 27 febbraio nonostante l’impennata dell’epidemia. Abbiamo proposto posti letto ospedalieri nel Sud della Francia e abbiamo inviato materiale sanitario. L’Europa, nel suo insieme, ha reagito prima e in modo più deciso rispetto ad altre crisi del passato. Quando la BCE agisce ci protegge tutti ed è una forma di solidarietà”.

L’Italia ha ricevuto l’aiuto da regimi autoritari quali Cina, Russia e Cuba. Non crede si tratti di un simbolo scioccante? “Si parla molto degli aiuti cinesi o russi, ma perché non si dice invece che la Francia e la Germania hanno inviato due milioni di mascherine e decine di migliaia di camici in Italia? Oggi lanciamo bandi europei per l’acquisto congiunto di mascherine e respiratori. Sarà forse insufficiente ma è un inizio e non dobbiamo lasciarci intossicare da ciò che raccontano i nostri partner e concorrenti internazionali. Dobbiamo dire che, viceversa, gli europei hanno soccorso la Cina all’inizio dell’epidemia quando era la più colpita, inviando più di 50 tonnellate di materiale.

L’Europa deve essere fiera e sentirsi forte perché lo è. Ma deve andare ben oltre. Ecco perché difendo una solidarietà di bilancio nella gestione della crisi e delle sue conseguenze. Alcuni Paesi si comportano come se l’Italia o la Spagna ne fossero responsabili. Sono invece le prime vittime e questo virus non risparmierà nessuno. Ciò che mi preoccupa è la malattia del ’ciascuno per sé’. Se non siamo uniti, Italia, Spagna ed altri paesi potrebbero giustamente dire ai loro partner europei: ‘dove eravate mentre noi eravamo al fronte?’ Io non voglio un’Europa egoista e divisa”.

Gli Stati membri dell’Ue non si sono coordinati nel predisporre misure per limitare la pandemia. Lei raccomanda un approccio comune per la revoca delle misure di isolamento nei vari Paesi considerando che una mancanza di concertazione rischierebbe di vanificare gli sforzi e di rimettere in circolazione il virus? “Assolutamente, dobbiamo anticipare e coordinare le misure di uscita dalla crisi sanitaria. Certo, queste misure dovranno essere adattate a ciascun Paese. Non chiederemo agli italiani o ai francesi, che hanno subìto le misure restrittive prima di altri paesi europei, di rimanere bloccati in attesa degli altri. Ma se non ci scambiamo informazioni su queste misure, se non le coordiniamo, avremo un problema politico e sanitario. D’altronde è ciò che abbiamo chiesto di fare alla Commissione europea nella lettera dei nove paesi inviata mercoledì e che abbiamo messo agli atti al Consiglio Europeo giovedì”.

Molti cittadini in Francia e in Italia si chiedono se ritroveranno ancora uno spazio europeo senza frontiere e se potranno riprendere a vivere come prima: “Per quanto riguarda le frontiere interne all’Unione europea, come quella che abbiamo con l’Italia, abbiamo scelto di non chiuderle. Le nostre vite personali e professionali e le nostre economie sono integrate. Dobbiamo fare tutto il possibile per fermare la diffusione del virus ma sempre agendo da europei.

Coordinare le nostre misure sanitarie, chiudere le nostre frontiere esterne per evitare di esportare e importare nuovamente il virus, mantenere il più possibile le nostre frontiere interne aperte per lasciar passare i lavoratori e i beni essenziali, dare prova di una solidarietà finanziaria. Per poter, domani, ridurre la dipendenza dell’Europa nei settori produttivi strategici, come le medicine e le attrezzature mediche. So che gli italiani e i francesi condividono questa battaglia e questa speranza nell’Europa. E voglio ribadire la mia amicizia al popolo italiano che sta dando prova di molto coraggio in questo momento difficile”.

MACRON: “BASTA EGOISMI, LA FRANCIA È AL FIANCO DELL’ITALIA” (1^ PARTE)

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