Cinema
RECENSIONE Film Lazzaro felice a cura di Tommaso Bucciarelli
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RECENSIONE Film Lazzaro felice un film italiano raccontato da Tommaso Bucciarelli
RECENSIONE Film Lazzaro felice
In certi momenti, quando si sta parecchio giù con il timore che accadono cose terribili a te stesso o a coloro che ti circondano, si spera nella rinascita, e si vorrebbe divenire un Lazzaro felice.
Un film drammatico uscito nelle sale il 31 maggio 2018 della durata di 130 minuti, regia di Alice Rohrwacher, prodotto dalla Rai Cinema ora distribuito da Netflix; protagonista il giovane Adriano Tardiolo (Lazzaro), con Agnese Graziani (Antonia ragazzina), Alba Rohrwacher (Antonia adulta) e Nicoletta Braschi (marchesa Alfonsina De Luna).
Premiato al Festival di Cannes per Migliore sceneggiatura.
Siamo nell’alto Lazio, e Lazzaro fa parte di un gruppo di mezzadri, contadini, che lavorano ininterrottamente da sempre. Sono in una abitazione rustica nel parco dell’Inviolata, nella quale abita la padrona marchesa De Luna con il giovane figlio Tancredi.
Per i mezzadri il rapporto con la marchesa non esiste, parlano solo con il contabile che gli da ordini precisi e raramente accenna lieve simpatia, ed il signore ha una figlia che presenta a Tancredi, ma per lui è come se la ragazza non ci fosse.
Tra i mezzadri che da sempre non sanno cosa c’è fuori da quel terreno, quello che non si ferma mai ma non propone nulla, e aiuta tutti, è Lazzaro, chiamato sempre quando occorre forza fisica. Lui non si lamenta mai, ed è ammirato spesso dalla giovane Antonia.
Il vivere per i mezzadri è senza contratto, né contatti con l’esterno; sono rustici, hanno poche piccole cose e pochi pensieri, e tra loro avviene l’avvenimento importante che è uno pseudo fidanzamento di un giovane con una giovane, che quando lo comunicano a tutti, festeggiando con un bicchiere di vino, solo un che di dividono, annunciano che proveranno ad andare a vivere in città.
Il giorno dopo i giovani si fanno trovare seduti sul posteriore del furgone aperto del contabile, affermando che vorrebbero essere accompagnati in città, ma lui nega questo evento.
Tancredi passa vicino ai contadini, si ferma a guardarli, e dice che vorrebbe un caffè per poi fumare la sigaretta, e l’unico che parla è Lazzaro che afferma di averlo. Si allontanano dagli altri e arrivano in un punto coperto sul colle. Tancredi è stupito, non immaginava esistesse un posto dove il solo Lazzaro andasse, e lo obbliga a nasconderlo, vuole fingere d’essere stato rapito per farsi dare un miliardo di lire dalla madre. Scopre che Lazzaro non sa chi siano i genitori, e inventa che sono mezzi fratelli, perché probabilmente il padre avrà voluto in passato divertirsi con una di loro, contadini che chiama schiavi.
Tancredi si nasconde, la madre viene a sapere che lui è stato rapito, ma non ci crede, mentre la figlia del contabile invece si, ed è ferita, intimorita e nervosa con la paura di perderlo.
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Perché Lazzaro è felice?
Lazzaro è una forma di vita umana pulita, non macchiata dalla società dell’avere per essere, della felicità mascherata, del far meno per avere tanto, dall’economia.
Lui rappresenta la candida voglia di aiutare per provare, non esibire, un sorriso. Gli piace che gli altri stiano bene, non l’attivarsi per raggiungere un obiettivo di avere per dimostrare di essere.
Ignora le cose che poi incontrerà nel suo percorso (di vita?).
Pare un’immagine francescana, che nutre i suo sorrisi facendo star bene degli altri.
Parla, ma solo se ne trova utilità verso il prossimo.
La pulizia interiore gli fa crede a qualsiasi cosa gli dicano, e si poggia solo su quello, senza sforzi di ragionamento, poiché, questo è quel che ho intuito, il pensare troppo ci sporca.
“I lupi li chiamano”, gli dice Tancredi, e lui che è il mezzo fratello suo, ci crede e risponde agli ululati.
Una prova che evidenzia il grande talento della regista Rohrwacher, che dipinge una forma di cinema che sembrava essere sparita, aiutando sicuramente Tardiolo a compiere la sua prima prova in maniera più che buona; il momento in cui scende dal colle e inciampa un paio di volte sembra naturale, ma sento sia stato studiato. Eccellente la prova degli altri attori, tra i quali Alba, che interpreta Antonia non più pulita, ma cresciuta e macchiata, come gli altri che passano dal rustico degli sfruttati, allo sporco dei ladri.
Non pretendo il candore illibato, ma in questo momento sento che il cambiamento si sta attuando, e non so se sarà solo uno step, o l’effettiva rinascita dell’umanità che passerà ad aiutare per aiutarsi.
Cinema
David di Donatello, 19 candidature per “C’è ancora domani”
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Annunciate le candidature per i film ai prossimi David di Donatello, su tutti spiccano “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi e “Io Capitano” di Matteo Garrone.
Paola Cortellesi all’esordio da regista ha fatto centro, infatti le candidature all’ambito statuetta sono ben 19, tra cui quella di miglior film. Un film ambientato ai tempi della guerra, che racconta la classica famiglia patriarcale di quell’epoca. La pellicola interamente girata in bianco e nero è da pochi giorni sulle piattaforme streaming e sta spopolando, se l’inizio della carriera da regista per la brava attrice romana è questo, ci aspettano altri grandi capolavori.
Cinema
È morto il regista Paolo Taviani, maestro del cinema italiano
È morto il regista Paolo Taviani, maestro del cinema italiano
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È morto il regista Paolo Taviani, maestro del cinema italiano.
Il regista Paolo Taviani è morto a Roma dopo una breve malattia all’età di 92 anni, lasciando la moglie Lina Nerli Taviani e i figli Ermanno e Valentina. La cerimonia laica funebre si terrà lunedì 4 marzo presso la Protomoteca del Campidoglio dalle 10 alle 13. Paolo Taviani, insieme al fratello Vittorio, ha formato una delle coppie più influenti del cinema italiano, firmando film indimenticabili che hanno fatto la storia del cinema.
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa del regista, definendolo un grande maestro del cinema italiano. Anche l’assessore alla Cultura della Regione Lazio, Simona Baldassarre, ha elogiato il contributo di Taviani al cinema italiano, definendolo una figura libera e coraggiosa della cultura italiana. Paolo Taviani aveva annunciato di tornare sul set dopo aver diretto il film “Leonora Addio” nel 2022, progettando di realizzare un nuovo film intitolato “Canto delle Meduse” con l’attrice Kasia Smutniak.
Nato a San Miniato nel 1931, Paolo Taviani si trasferì a Roma negli anni Cinquanta con il fratello Vittorio per iniziare la loro carriera nel cinema, dirigendo documentari e il loro primo film da soli, “I sovversivi”. I fratelli Taviani sono stati protagonisti di un cinema civilmente impegnato con film che hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti italiani ed europei.
Tra i film di maggior successo dei fratelli Taviani ci sono “Sotto il segno dello Scorpione”, “La notte di San Lorenzo” e “Padre padrone”, basato sul libro di Gavino Ledda e vincitore della Palma d’Oro a Cannes. La filmografia dei Taviani include anche adattamenti di opere letterarie come le novelle di Luigi Pirandello e il romanzo di Goethe “Le affinità elettive”.
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