L’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia è stato arrestato questa notte dai carabinieri del Ros in un filone dell’inchiesta Equalize sui dossieraggi in cui è accusato di tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso.
Il Blitz dei Carabinieri
I militari hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip di Milano Fabrizio Filice nei confronti del 58enne e di altre 6 persone: Pasquale e Francesco Barbaro, Francesco Baldo, Umberto Buccarelli, Giuseppe Trimboli e Fulvio Cilisto. Raggiunto da misura anche il pentito del processo ‘Ndrangheta stragista’, Nunziatino Romeo, già arrestato lo scorso 23 marzo per violenza privata aggravata all’interno della stessa operazione.
Il Caso del Cantiere Bloccato
La vicenda è legata alla gestione dei rapporti di pagamento fra la Fenice spa di Sbraccia e la società di costruzioni G&G della famiglia Motterlini su un cantiere di Milano in via Pini. L’imprenditore romano – già indagato per accesso abusivo a sistema informatico nell’inchiesta madre su Equalize – avrebbe deciso a un certo punto di interrompere i pagamenti a stato di avanzamento lavori del suo appaltatore. In tutta risposta G&G ha bloccato le lavorazioni e depositato due ricorsi per decreti ingiuntivi da 35 milioni di euro.
La Mediazione Mafiosa
Richieste di fronte alle quali Sbraccia si sarebbe rivolto all’ex super poliziotto di Equalize, Carmine Gallo (morto d’infarto il 9 marzo), chiedendo di trovare un “mediatore” che costringesse la società a sedersi al “tavolo di trattativa” e accettare una cifra “di gran lunga inferiore” (8 milioni di euro). Secondo l’accusa, per svolgere il lavoro, Gallo ed Equalize si sarebbero rivolti a una serie di “soggetti riconducibili, sulla base della storia giudiziaria, alla ‘ndrangheta” e con “proiezioni in Lombardia”. Fra cui il 60enne Romeo, ndranghetista di Platì ex collaboratore di giustizia, Pasquale e Francesco Barbaro rispettivamente di Platì e Locri, Giuseppe Trimboli e altri soggetti.
Nei loro confronti a marzo il gip non aveva riconosciuto sussistenti le esigenze cautelari per disporre un arresto per estorsione, scrivendo in particolare che Sbraccia avrebbe voluto “solo chiudere il contenzioso” per ridurre “la somma” da corrispondere. Il pubblico ministero Francesco De Tommasi, che con il sostituto della Direzione nazionale antimafia Antonello Ardituro coordina l’inchiesta sul cyberspionaggio attorno alla banda di via Pattari legata ad Enrico Pazzali, ha ripresentato la richiesta rafforzata da ulteriori elementi e motivazioni che sono stati accolti.