Cinema
RECENSIONE FILM La Famiglia Willoughby a cura di Tommaso Bucciarelli
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RECENSIONE FILM La Famiglia Willoughby – La quarantena continua e anche i film a disposizione. Oggi proponiamo questa recensione a cura di Tommaso Bucciarelli
RECENSIONE FILM La Famiglia Willoughby – Volevo distrarmi e adagiarmi lentamente ai fari immediati e velocissimi da computer animation, e su Netflix mi compare quella villetta tra i grattacieli domiciliata dagli sconclusionati de La Famiglia Willoughby.
La Famiglia Willoughby, realizzato in computer animation nel 2020, è un film d’animazione di 92 minuti, anticonformistico e cinico, tratto dall’omonimo libro di Lois Lowry, diretto e sceneggiato da Kris Pearn, con l’interpretazione designin di Craig Kellman.
Un gatto narratore ci parla dallo schermo affermando che le storie ordinate, corrette e piene di abbracci, appaiono noiose, e sono molto migliori quelle di persone brutte che spiazzano la routine.
La famiglia Willoughby ha nel suo passato personaggi geniali, dal grande intelletto, con l’ultima generazione che è una coppia di innamorati per i quali esistono esclusivamente loro, gli altri non li considerano.
Un giorno hanno la dura esplosione del parto di lei che diviene Madre, ed il Padre porta fuori dalla stanza questo neonato avvertendolo che non sarà assolutamente curato, e che dovrà crescere senza infastidire la coppia di Willoughby, poiché loro vogliono vivere liberi nella casa che li ospita, un villino stile retrò incastrato tra due grattacieli.
Lo informa che il suo nome sarà Tim.
Passano alcuni anni e nascono altri tre fratelli: Jane, Barnabini e Barnabini, che sono due gemelli con lo stesso nome. Cenano in un’altra stanza, mai con i genitori, e cenano sempre con la cena di ieri. Una sera Tim non la trova, quindi non può portarla ai fratelli, così va da Madre e Padre a riferirgli che la cena di ieri loro l’avevano terminata senza mantenere i resti con cui i bambini si alimentavano, ma loro si sentono infastiditi e lo cacciano verbalmente, ma nel mentre Jane Barnabi e Barnabi sono alle loro spalle rubando le loro cibarie. I genitori se ne accorgono troppo tardi e i bambini riescono a fuggire, e l’unico punito è Tim, che non ne sapeva nulla.
Tim ammira la storia della famiglia, e vuole essere grande, con i baffi.
Un giorno Jane trova una scatola davanti al cancello della casa, e all’interno c’è un neonato, che lei vuole crescere, ma Madre e Padre lo scoprono e li cacciano tutti dal villino, cosicché loro possano trovare qualcuno al quale mollare questo bambino con atteggiamenti bambineschi, cosa che i due odiano.
Tim battezza il bimbo Ruth perché con giochi di parole ha due significati che lo rappresentano.
Jane decide di portare Ruth dove termina l’arcobaleno, e loro sanno di essere diventati orfani.
Il regista Pearn ha già diretto La Famiglia Addams, che ancora non ho visto, ma in questa sono certo abbia allargato più d’ogni immaginario la funzionalità delle ipotesi.
Non hai tempo di immaginare quello che potrà accadere, perché se lo fai ti perdi, e non riesci più a seguire la velocissima sequenza di immagini che raccon
tano la famiglia non normale, con i genitori che odiano anche solo pensare ai figli, visto che la loro interiore spiegazione dell’amore è il bacio caldo tra Madre e Padre.
Tutto scappa, tutto corre, tutto vola qua eppoi là.
Le sequenze son seguite senza esser di virgole farcite e con bambini troppo bambini che non hanno baffi perciò son ostili.
Già dalle prime immagini del trailer, avevo ipotizzato fosse un pulito guazzabuglio di emozioni sconfinate, ma quel senso cinico e ed il buoi tra colori così accesi, quello è giusto dirti che m’ha stupito.
Mi è difficile stavolta scriverti quel che m’ha potato questa visione, perché tra risa e incomprensioni, stavolta è più soggettiva la faccenda.
Quel che cercano i protagonisti, è quel che vuoi scoprire tu, ma dapprima devi capire se i protagonisti son quelli che pensi, orsù.
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Cinema
David di Donatello, 19 candidature per “C’è ancora domani”
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Annunciate le candidature per i film ai prossimi David di Donatello, su tutti spiccano “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi e “Io Capitano” di Matteo Garrone.
Paola Cortellesi all’esordio da regista ha fatto centro, infatti le candidature all’ambito statuetta sono ben 19, tra cui quella di miglior film. Un film ambientato ai tempi della guerra, che racconta la classica famiglia patriarcale di quell’epoca. La pellicola interamente girata in bianco e nero è da pochi giorni sulle piattaforme streaming e sta spopolando, se l’inizio della carriera da regista per la brava attrice romana è questo, ci aspettano altri grandi capolavori.
Cinema
È morto il regista Paolo Taviani, maestro del cinema italiano
È morto il regista Paolo Taviani, maestro del cinema italiano
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È morto il regista Paolo Taviani, maestro del cinema italiano.
Il regista Paolo Taviani è morto a Roma dopo una breve malattia all’età di 92 anni, lasciando la moglie Lina Nerli Taviani e i figli Ermanno e Valentina. La cerimonia laica funebre si terrà lunedì 4 marzo presso la Protomoteca del Campidoglio dalle 10 alle 13. Paolo Taviani, insieme al fratello Vittorio, ha formato una delle coppie più influenti del cinema italiano, firmando film indimenticabili che hanno fatto la storia del cinema.
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa del regista, definendolo un grande maestro del cinema italiano. Anche l’assessore alla Cultura della Regione Lazio, Simona Baldassarre, ha elogiato il contributo di Taviani al cinema italiano, definendolo una figura libera e coraggiosa della cultura italiana. Paolo Taviani aveva annunciato di tornare sul set dopo aver diretto il film “Leonora Addio” nel 2022, progettando di realizzare un nuovo film intitolato “Canto delle Meduse” con l’attrice Kasia Smutniak.
Nato a San Miniato nel 1931, Paolo Taviani si trasferì a Roma negli anni Cinquanta con il fratello Vittorio per iniziare la loro carriera nel cinema, dirigendo documentari e il loro primo film da soli, “I sovversivi”. I fratelli Taviani sono stati protagonisti di un cinema civilmente impegnato con film che hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti italiani ed europei.
Tra i film di maggior successo dei fratelli Taviani ci sono “Sotto il segno dello Scorpione”, “La notte di San Lorenzo” e “Padre padrone”, basato sul libro di Gavino Ledda e vincitore della Palma d’Oro a Cannes. La filmografia dei Taviani include anche adattamenti di opere letterarie come le novelle di Luigi Pirandello e il romanzo di Goethe “Le affinità elettive”.
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