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CORONAVIRUS Asili e scuole materne a rischio
Al ministero dell’Istruzione si fanno ipotesi e simulazioni per una fase 2 delle scuole da settembre ma per asili e scuole materne la situazione sembra essere a rischio.
Asili e scuole materne a rischio. Andare al nido o alla materna significa contatto, esperienza, gioco. È impossibile immaginare di bloccare i bambini o di mettere mascherine e guanti. Per questo la preoccupazione è tanta. Gli esperti non credono che, con le norme che il governo sta pensando per gestire i prossimi mesi, gli asili possano riaprire ai bambini. La didattica a distanza per bimbi così piccoli funziona con regole molto flessibili. Per asili e materne non si tratta solo di mantenere in contatto, inviare un “vocale”, leggere una storia, collegarsi mezz’ora per ballare insieme. Per le famiglie questo significa farsi carico h24 dei bambini. Anche le attività a distanza devono essere mediate da un genitore o un adulto.
Ma che cosa succederà quando i genitori, probabilmente a settembre riprenderanno il lavoro? L’ipotesi è che si proroghino le misure su congedi parentali, bonus babysitter e smart working agevolato per chi ha figli. In altri Paesi europei le strutture pubbliche per i più piccoli sono rimaste aperte solo per i genitori che continuano a lavorare nei servizi essenziali come ospedali, strutture pubbliche e uffici pubblici. Questa è una delle esperienze guardate con particolare interesse per capire se possono essere replicate anche da noi. Certo asili e materne sono indicati come uno dei posti più pericolosi dal punto di vista del contagio.
Secondo il rapporto dell’Inapp, istituto che svolge tra l’altro il monitoraggio dei posti di lavoro, subito dopo il comparto sanitario, quello più a rischio per “la prossimità fisica” riguarda l’istruzione pre-scolare e gli asili nido. Oltre al problema della gestione familiare la prolungata chiusura di asili e materne rischia di portare al collasso della rete delle scuole per l’infanzia. In Italia infatti ci sono circa 32.000 strutture. Le materne sono per il 60% statali, 10% comunali e 30% affidate a privati convenzionati. Per quanto riguarda i nidi sono più del 50% gestiti da privati e vigilati dagli enti locali. In questi mesi non riscuotono le rette perché non garantiscono il servizio. Per molti potrebbe essere l’anticamera della chiusura totale.
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