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Dentro la mentre di Derek Chauvin, il poliziotto che ha sconvolto il Mondo

Dentro la mente di Derek Chauvin – Un articolo a cura della nostra Psicologa Criminologa Alessia Micoli
Dentro la mente di Derek Chauvin – Quello a cui abbiamo assistito in televisione è agghiacciante, vedere un uomo che tiene per nove minuti il ginocchio sul collo di un altro e farlo morire è abominevole. Una scena straziante che non abbiamo mai visto nemmeno nel mondo animale, dove si uccide per sfamarsi. Il mondo è rimasto senza parole, l’America si sta muovendo con manifestazioni di protesta e tumulti ma ognuno di noi si chiede il perché e come mai nel 2020 si assista a scene del genere, convinti che esistessero solo nei film.
Ma la cosa che ci chiediamo è cosa sia passato nella testa di questo folle agente Derek Chauvin, che ha barbaramente ammazzato George Floyd? Di lui si sa che ha 44 anni molti precedenti relativi all’uso della propria forza, delle denunce per violenza ed una causa relativa ad un’accusa di violazioni dei diritti costituzionali federali di un prigioniero, da questo quadro appare un uomo che approfitta della propria divisa per poter danneggiare, ferire ed addirittura far morire un ragazzo.
È difficile riuscire ad immaginare cosa sia passato nella mente di questo uomo che ha bloccato il ragazzo facendolo soffocare mentre questi affermava di non riuscire a respirare. Derek Chauvin appare agli occhi del mondo come un mostro frustrato con una mente micidiale che potremmo paragonare ad una mente di un serial killer, gelida e carica di crudeltà, senza emotività in cui manca il senso di colpa ed il rimorso degli atti estremi che vengono commessi.
Come se riecheggiasse la fascinazione del male che ha attanagliato le menti di molti folli. Ma denominarlo malato mentale potrebbe sembrare riduttivo e sappiamo che un assassino non è per forza uno psicopatico e molte volte all’interno dei processi la malattia apporta dei vantaggi.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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