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Orlando e Zingaretti: “Senza scissioni saremmo pari alla Lega”

Il vicesegretario Andrea Orlando, a cui fa eco Nicola Zingaretti, afferma: “Senza scissioni saremmo pari alla Lega”.

Il sondaggio (di Bidimedia) dà il Partito Democratico al 21,4% dietro la Lega di Matteo Salvini al 26,6. È la somma degli altri partiti nati dalla scissione dal Pd a fare la differenza. Questo quanto affermano Andrea Orlando e Nicola Zingaretti: “Senza 3 (dicasi tre) scissioni il Pd sarebbe pari alla Lega. Ai volenterosi dirigenti che sollevano obiezioni sulla leadership del partito consiglierei di orientare meglio i loro strali”. Infatti aggiungendo Azione di Carlo Calenda (2,6%), Italia Viva di Matteo Renzi (3,5%) e Liberi e uguali di Bersani e Speranza (2,6%) il totale porta il Partito democratico sopra al Carroccio. Le parole di Orlando hanno provocato reazioni dentro e fuori i dem. Ironico Giorgio Gori.

Il sindaco di Bergamo e molto critico con la segreteria Zingaretti al punto di chiedere un congresso: “Pensa il Psi: se nel ’21 non avesse subìto la scissione di Livorno a quest’ora dove stava”. E Matteo Orfini, presidente del Pd ai tempi della gestione Renzi: “Peccato che per rincorrere Salvini chiudiamo i porti e sequestriamo le persone in mare esattamente come lui”. Anche Calenda risponde: “Non ho fatto scissioni. Me ne sono andato da solo perché ritenevo l’alleanza con i 5S mortale per i riformisti. Era la posizione unanime del Pd. Votata negli organi e confermata nella prima relazione di Zingaretti. Vi siete scissi voi dalle vostre promesse e dai vostri valori”. Non si fa tardare però la replica di Orlando: “Riuscire a fare polemica su un’affermazione abbastanza scontata, cioè che sarebbe meglio evitare la scissionite, malattia endemica della sinistra, è una bella impresa. Ma c’è chi ci riesce”.

Al suo fianco Nicola Zingaretti che attacca: “Grazie ad Andrea Orlando che ha detto la verità. E anche se c’è chi si diverte a criticare solo noi e non la destra, noi non arretriamo. Andiamo avanti insieme a elettori, militanti, amministratori e dirigenti grazie ai quali il Pd è più forte. Un partito pluralista unito, unitario, casa dei riformisti italiani. Insostituibile pilastro di qualsiasi ipotesi alternativa alle destre. Qualcuno aveva altri obiettivi e continua a picconare dal salotto di casa con i tweet ma hanno fallito. Noi continueremo a combattere con la nostra gente non per parlare di cambiamento ma per realizzarlo. Ora lavoro e scuola. Prima l’Italia e prima le persone. P.S. Andrea ha ragione anche su un altro punto. Solo il delirio di alcuni può esaltare la degenerazione delle divisioni, litigi e scissioni patologia della nostra storia. Uniti si vince”.

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