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COVID-19 Lo sfogo dell’infermiere romano: “Voi a ballare, noi in tuta con 30°”

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COVID-19 Lo sfogo dell’infermiere romano: “Voi a ballare, noi in tuta con 30°”

La rabbia dell’infermiere romano impiegato al Policlinico Umberto I.

Alla vigilia di Ferragosto Marco Bellafiore, infermiere presso il Policlinico Umberto I, ha pubblicato su Facebook una sua foto in tenuta anti- Covid accompagnata da un post piuttosto polemico. Queste le sue parole: Post polemico. L’ultima volta che ho avuto bisogno delle mutande di ricambio probabilmente avevo 3/4 anni e all’asilo ancora mi pisciavo addosso. Questa volta, dopo quasi 5 ore di turno bardato dentro che me so sudato pure l’acqua del battesimo, c’avevo le mutande talmente fraciche che da grigie so diventate nere. Veniteme a dì che è tutto ok, che non ce n’è coviddi, che stasera annamo a ballà. Intanto, a 30 gradi e con una tuta da centro dimagranti sobrino, ce stamo noi, non voi. Tanto che ve frega, mica mi capiterà di stare con un tubo in gola a cag**mi addosso mentre una macchina respira per me. Vai sereno zi, a te non capita. E se capita, ci sono gli str***i che per un indennità di quasi 100 euro (lorde) al mese, si fanno turni interi in stile palombaro grondando acqua tipo che ce poi fa rafting quando se levamo la tuta. Ma no, a te non capita, dai. Ca**otene delle regole. E intanto noi se respiramo la stessa aria calda dentro una mascherina per ore per i ca***cci vostri. Andate in vacanza va, che io ancora nn ce so andato. Sarà per questo che so un po’ polemico.

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Statua Venere a Berlino rimossa per sessismo: arte sotto attacco o censura culturale?

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Statua Venere a Berlino rimossa per sessismo: arte sotto attacco o censura culturale?

Una decisione che fa discutere in tempi in cui la sensibilità collettiva verso le questioni di genere è (giustamente) in aumento, la rimozione di una statua raffigurante una Venere nuda a Berlino ha acceso un dibattito infuocato: l’opera, che riprendeva la tradizione classica della nudità femminile, è stata tolta dallo spazio pubblico con l’accusa di essere sessista.

La nudità nell’arte non è pornografia, né oggettificazione del corpo, ridurre ogni rappresentazione del nudo a una questione di “sessismo” è non solo limitato, ma pericolosamente superficiale.

Quando un’opera viene censurata non perché offende, ma perché potrebbe essere interpretata in modo offensivo, entriamo in un terreno dove il contesto, la storia e l’intenzione artistica vengono messi da parte in favore di una morale istantanea e poco riflessiva.

L’arte, per sua natura, non è sempre comoda né rassicurante: provoca, interroga, a volte disturba. Chiedere all’arte di conformarsi a uno standard etico e morale “sicuro” rischia di svuotarla di senso.

Infine, paradossalmente, è proprio questo tipo di censura che rischia di oggettificare la donna: non l’immagine in sé, ma l’idea che una figura femminile nuda non possa esistere nello spazio pubblico senza essere letta come offesa o strumento di dominio. Una donna nuda, in arte, non è automaticamente una vittima: può essere una dea, una madre, o semplicemente un simbolo estetico. Trattarla come un tabù è togliere complessità, non aggiungerla.

La battaglia per l’uguaglianza di genere è sacrosanta, ma confondere le immagini con le intenzioni è una forma di semplificazione che impoverisce tutti.

Rimuovere la statua della Venere a Berlino non è un passo avanti per le donne, ma un passo indietro per la cultura.

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A Roma attenzione alla truffa delle monetine

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A Roma attenzione alla truffa delle monetine

Attenzione, le sono cadute alcune monete per terra”, poi le ruba la borsa che era appoggiata sul sedile lato passeggero.

Questa è la frase che usano i delinquenti per rubare le borse delle signore parcheggiate al di fuori dei supermercati o dei centri commerciali.

Un altro caso, per fortuna sventato dalla polizia è accaduto ad Acilia nel parcheggio di un supermercato. Il ladro, che, dopo aver raggirato l’anziana, era riuscito a fuggire a bordo di un’auto insieme ad un complice, è stato arrestato poco dopo dagli agenti del Commissariato Colombo quando, passato alla fase successiva, era intento, tra stecche di sigarette e superalcolici, a fare shopping con la carta di credito rubata.

La truffa delle monetine

Tutto è iniziato dalla “truffa delle monetine”: così, l’uomo – un trentottenne di origine peruviana – non appena la vittima aveva caricato la spesa nel portabagagli ed era pronta per mettersi alla guida, dopo aver appositamente gettato degli spiccioli a terra, aveva poi catturato la sua attenzione per derubarla della borsa che era appoggiata sul sedile. Quando la donna si era resa conto del raggiro, era troppo tardi: il suo truffatore si stava già allontanando a bordo di un’auto insieme ad un complice.

Quella stessa macchina, casualmente, è sfrecciata, poco dopo, davanti all’occhio vigile di due agenti fuori servizio, che hanno deciso di pedinarla fino a via Gaspare Gozzi, dove ha arrestato la marcia. Così, mentre un complice faceva da palo, il “ladro delle monetine” è sceso dall’auto per acquistare prima una stecca di sigarette e poi, in un minimarket vicino, diversi superalcolici.

Una volta uscito dal negozio, però, si è trovato di fronte ai poliziotti del Commissariato Colombo, nel frattempo sopraggiunti sul posto dopo la segnalazione inviata alla Sala Operativa della Questura dai due agenti che, liberi dal servizio, avevano focalizzato la loro attenzione su di loro.

I riscontri immediatamente successivi hanno consentito immediatamente di ricostruire la dinamica del raggiro e di risalire ai pagamenti fraudolenti, pari ad un ammontare complessivo di oltre 500 euro, effettuati col Bancoposta della vittima.

Per fortuna che il peruviano è stato subito arrestato mentre il complice se l’è cavata con una denuncia a piede libero con l’accusa di concorso per gli stessi reati commessi dal compare.

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