Attualità
MIGRANTI Gabrielli: “Non possiamo accogliere tutti”
Franco Gabrielli è intervenuto al Caffè della Versiliana per parlare del tema della sicurezza in Italia.
Il capo della Polizia Franco Gabrielli è stato ospite all’incontro al Caffè della Versiliana, dove ha parlato di sicurezza, migranti e Coronavirus. Sulla cosiddetta emergenza migranti: “Quando si parla di immigrazione purtroppo nel nostro Paese da troppo tempo lo si approccia con questa modalità, modalità che spesso sottende anche un approccio tipicamente italiano al tentativo di risolvere i problemi immaginando che abbiano una durata circoscritta”. Modalità che il capo della Polizia definisce “miope per un verso e non propriamente intelligente per l’altro”. “Questo affrontare la questione in maniera emergenziale porterà questo Paese ad avere molti problemi di altra natura: se noi non accettiamo l’idea che il fenomeno poggia su 3 pilastri che vanno affrontati in maniera olistica, non andremo da nessuna parte”, ha affermato Gabrielli. “C’è un problema di flussi, che vanno regolati, un problema di rimpatri, che vanno fatti, e un problema di integrazione, che deve essere avviata. I flussi da troppo tempo non sono legali”, ha affermato “questa folle strada che tutto possa essere gestito con la protezione umanitaria immettendo in questo circuito persone che noi abbiamo la certezza cui non verrà mai riconosciuta la protezione umanitaria” e queste persone “alla fine saranno destinati ad alimentare quelle sacche di marginalità che impatteranno sui temi della sicurezza di questo Paese”. Sul rimpatrio: “Ho sempre guardato con grande diffidenza il buonismo di chi immagina si possano accogliere tutti: è irrealizzabile, e per certi aspetti anche ipocrita.” “Le persone che non sono legittimamente nel nostro Paese e quelle che delinquono devono tornare al loro Paese, ma per fare questo servono seri e strutturati accordi internazionali”. “L’altra bugia che molto spesso sento è ‘rimpatriamo’: il rimpatrio non riguarda necessariamente il Paese che vuole rimpatriare, ma coinvolge primariamente il Paese che è nel dovere di dover accogliere: le persone non sono pacchi postali, sono persone con una cittadinanza e uno status”. Bisogna “inserire clausole migratorie negli accordi di cooperazione internazionale”. Sul tema dell’integrazione: “Al netto di una gestione intelligente di flussi, al netto di una capacità più importante di rimpatri, c’è il tema di avviare le persone che restano a percorsi di integrazione, perché se non si intraprendono questi percorsi noi avremo persone marginalizzate, prede della criminalità, dello spaccio e di tutto quello che di negativo c’è”. Sui numeri degli sbarchi oggi: “I numeri in sé non costituiscono emergenza, ma oggi c’è il tema sanitario” e bisognerebbe “creare le condizioni per dei periodi di quarantena che garantiscano la salute pubblica”.
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