Italia
NEWS ITALIA Morte entrambe le sorelline colpite dalla caduta di un albero
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NEWS ITALIA Morte entrambe le sorelline di 3 e 14 anni colpite dalla caduta di un albero a Marina di Massa.
Morte entrambe le sorelline colpite dalla caduta di un albero. La famiglia, che viveva nel Torinese, era composta anche da un’altra sorella di 19 anni rimasta leggermente ferita e i genitori completamente illesi. Le bambine uccise da un pioppo stavano dormendo in tenda con la sorella in una piazzola del campeggio ‘Verde Mare’. L’albero, alto quattro metri e mezzo, è caduto di schianto a causa del violento nubifragio che si è abbattuto lungo la costa della Versilia. Vani i tentativi di rianimare la più piccola da parte dei soccorritori del 118. La sorella di 14 anni, trasportata in gravi condizioni in ospedale, è morta poco dopo. A quanto appreso sul posto la caduta dell’albero ha riguardato una famiglia originaria del Marocco, residente in Italia, venuta a trascorrere alcuni giorni di vacanza in Toscana. I genitori, oltre ad aver affittato un bungalow avrebbero installato accanto anche la tenda per avere altro spazio. L’incidente è avvenuto verso le 7.00 nel camping in via del Cacciatore. I vigili del fuoco proseguono le operazioni per mettere in sicurezza l’area.
TRE PERSONE E DUE ARRESTATE PER FURTO E RICETTAZIONE
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
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Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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