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RECENSIONE FILM Io e Napoleone a cura di Tommaso Bucciarelli

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RECENSIONE FILM Io e Napoleone a cura di Tommaso Bucciarelli

RECENSIONE FILM Io e Napoleone – Anche questa settimana il nostro esperto Tommaso Bucciarelli ha voluto regalarci questa recensione

RECENSIONE FILM Io e Napoleone – Capita che ci si ritrovi al cospetto di una persona carismatica, lucida e sconveniente, e ci si arroghi il diritto di criticarlo per una sorta d’invidia mascherata da buonismo, proprio come Io E Napoleone.

N – Io E Napoleone è un film prodotto da Italia, Francia e Spagna nel 2006, commedia storica della durata di 110 minuti ispirata dal romanzo N. Premio Strega del 2000 scritto da Ernesto Ferrero; ha come regista Paolo Virzì che dirige il protagonista Elio Germano (Martino Papucci) Daniel Auteuil (Napoleone), Monica Bellucci (baronessa Emilia) e Sabrina Impacciatore (Diamantina Papucci).

Siamo all’isola D’Elba alla rincorsa di un uomo, e arriviamo al mare. No, non siamo noi, ma è un personaggio che gli arriva alle spalle e lo punta con la pistola.

Martino si sveglia dall’incubo che stava facendo nel quale stava uccidendo Napoleone. Entra nella sua stanza una giovane e bella cameriera che lui non considera, e la tratta con disprezzo, nonostante si percepisca che lei abbia una cotta per lui.

Martino fa il maestro, e mentre sta effettuando una lezione, i bambini nominano Napoleone dicendo che sarà il nuovo re, e lui si arrabbia iniziando a prendere in giro questo presunto nuovo re che per lui non lo diverrà mai, ma entra il preside che lo caccia poiché non si deve parlare di politica.

Sbarca Napoleone ed accoglierlo calorosamente ci sono tutti, anche Martino, ma lui lo fa con quell’odio represso. Lo segue, lo spia, ha in mente qualcosa.

Nella sua famiglia Martino viene rimproverato dal fratello e dalla sorella Diamantina, visto che c’è una consegna da fare, e quello che doveva partire era lui, ma si nega perché deve parlare con Napoleone e non vuole imbarcarsi.

Viene raggiunto poi dalla baronessa Emilia, donna molto piacente sposa di un anziano che vive lontano, e lei quando va all’Elba lo tradisce sempre con Martino, ma stavolta lei non vuole farlo, lui non è ancora ventenne, lei è quarantenne, lo vuole come amico, e lui sfoga la sua nuova rabbia, lei piange, ma se ne va mostrando un istantaneo sorriso.

Martino arriva furioso al mare, e lo scruta. Il suo piano ora è quello di uccidere Napoleone, nonostante sappia che per farlo perderà la vita anche lui, e quando lo incontrerà per scrivere come accordato un libro su di lui, sente che non potrà fallire.

Il nutrire odio e voglia di risoluzione condannando chi si arroga il potere assoluto di comandare, è di par suo l’arrogarsi il potere di comandare.

In passato, di questo film ne avevo visto solo la breve parte finale, notando una buona prova di Valerio Mastrandrea, sorvolando sulla cadenza e l’accennato dialetto toscano che molti fiorentini hanno criticato; ma la visione completa dell’opera, oltre al fascino della Bellucci, mi ha permesso di notare anche l’ottima interpretazione di Elio Germano, in quella che fu la sua rampa di lancio, e ciò che il francese Autell mi mostra caratterizzando il personaggio conosciuto in tutto il mondo e, ad oggi, ancora adorato da molti natii della sua stessa patria.

Quest’opera è riconosciuta come interesse culturale nazionale dalla Direzione generale per il cinema, e fu consigliata a Virzì da Roberto Benigni dopo la lettura del romanzo N.

Nomi di attori e regista che esibiscono il loro talento in questo film, compongono un’opera a mio avviso di buona fattura.

Napoleone probabilmente riusciva ad attrarre con i suoi discorsi le folle, i soldati, e tutti coloro che a suo avviso servivano per arrivare all’obiettivo che, una volta raggiunto, diveniva secondario, e si impegnava per arrivare al primario che era sempre quello più lontano.

Accontentarsi. Si ricerca spesso la felicità, ma è un sentimento che dura poco, pochissimo, secondi o minuti. È la contentezza la barca della serenità.

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