Coronavirus
Crisanti: “Gli altri chiudono, noi pensiamo a sciare, siamo nei guai”
Il virologo Andrea Crisanti ritiene che il governo debba stringere ulteriormente le misure per la lotta al Covid
CRISANTI: “Gli impianti di sci non riaprono? E vorrei vedere! Il 20% dei contagiati presenta la variante inglese e la percentuale è destinata ad aumentare. Bisognava fare il lockdown a dicembre, prevenendo tutto questo, mentre ora siamo nei guai. Come se ne esce? Con un lockdown duro subito per evitare che la variante inglese diventi prevalente e per impedire che abbia effetti devastanti come in Inghilterra, Portogallo e Israele. Niente sci, zone gialle e neanche arancioni, per il virologo che ha collaborato con il Veneto di Zaia all’inizio dell’epidemia. Va chiuso tutto e va lanciato un programma nazionale di monitoraggio delle varianti. Dove si trovano le varianti brasiliana e sudafricana servono lockdown stile Codogno, non le zone rosse che sono troppo morbide’. Gli sviluppi, aggiunge, dipenderanno dalla dinamica del contagio, ‘ma se va come all’estero ci sarà un’impennata importante a fine febbraio”.
IL CONFRONTO CON L’ESTERO
“D’altra parte, all’estero sono molto prudenti. La Germania continua il lockdown, la Francia pure, l’Inghilterra anche, solo noi pensiamo a sciare e a mangiar fuori. Tutti vogliamo una vita normale, ma non si realizza se non si controlla la pandemia. Il rischio attuale è la diffusione della variante inglese, che se non si ferma subito aumenterà di molto la circolazione del virus e di conseguenza il rischio ulteriore di altre varianti, tra cui alcune che potrebbero resistere ai vaccini. Quanto al nuovo governo e alla conferma di Speranza, credo sia stato giusto confermarlo, perché conosce le carte. Però conta molto chi lo consiglia e lì forse qualcosa va cambiato. Non può rimanere tutto com’è. Mi riferisco ai tecnici del ministero e al Cts, che sono più ascoltati di lui. Le politiche adottate fin qui sono state sempre di rincorsa al virus, mentre è venuto il momento di anticiparlo“. Così il virologo ai microfoni de La Stampa.