Cronaca
Roma Gregorio VII, ladri sfondano con un auto la vetrina di un negozio

Rocambolesco furto in un supermercato in zona San Pietro, la Polizia indaga
Roma, Via Gregorio VII, zona San Pietro. Nella notte scorsa è stato perpetrato un furto in un supermercato di via delle Fornaci, in zona Gregorio VII a Roma. I ladri hanno infranto la vetrata con una macchina, usandola come fosse un ariete. Dalla vettura sarebbero poi scese alcune persone che in pochi secondi hanno afferrato alcuni elettrodomestici per poi darsi alla fuga a bordo di altre due auto. Sul posto la polizia che indaga sulla vicenda.
Cronaca
Incendio a Testaccio: nonno eroe salva il nipote, Paola Turci tra i soccorritori

Le fiamme divampano a Testaccio e creano panico tra gli inquilini: dodici intossicati, anche vigili del fuoco. Una caldaia causa il rogo! Fuga disperata e un piccolo salvato dal nonno. #Incendio #Testaccio #Roma #Emergenza
Un pomeriggio da incubo ha colpito il quartiere Testaccio, a Roma, dove un incendio è scoppiato in una palazzina di via Giovanni Branca, all’angolo con via Pietro Querini, intorno alle 18. "Dodici intossicati, tra cui alcuni vigili del fuoco." Queste le parole che rimangono nel cuore dei testimoni, mentre la nube nera ha avvolto il palazzo, lasciando una scia di paura e confusione.
Il rogo ha interessato i piani quarto e sesto dello stabile. I vigili del fuoco, costretti a domare le fiamme tra il panico di chi tentava di fuggire, sono stati affiancati dalla polizia, in un’operazione che ha visto l’evacuazione di tutti gli inquilini presenti. Tra di loro anche la nota cantante Paola Turci, in primo piano per aver "aiutato un’anziana con difficoltà respiratorie". Un gesto che ha colpito e unito i presenti in un momento di emergenza.
Le cause del rogo
Ancora non sono chiare le cause esatte dell’incendio, ma sembra che tutto sia partito da una caldaia posizionata su un balcone al quinto piano. Le fiamme si sono propagate rapidamente, investendo le abitazioni vicine e costringendo gli inquilini a una fuga disperata. Alcuni fortunati sono riusciti a mettersi in salvo prima dell’arrivo della nube tossica, come nel caso di un bambino, che è stato portato in braccio dal nonno.
Interventi d’emergenza
Le ambulanze non sono di certo mancate sul posto. Gli operatori sanitari hanno assistito molti inquilini, alcuni dei quali sono apparsi completamente anneriti dalla cenere. I soccorritori hanno trasportato tre persone al San Camillo, due al Santo Spirito e sette al Policlinico Umberto I, dove hanno ricevuto trattamenti in camera iperbarica. Fortunatamente, non si registrano ustioni tra i coinvolti, ma il numero di intossicati rende comunque l’episodio di grave entità.
Un pomeriggio di terrore che ha scosso Testaccio e ha lasciato una comunità incredula di fronte a un dramma che si sarebbe potuto trasformare in tragedia.
Cronaca
Giustizia per Wissem, i genitori al processo: “Nostro figlio legato al letto, ha avuto una fine orrenda”

"Mio figlio era sano, è partito sano e poi mi hanno telefonato per dirmi che è morto perché era ammalato. Morto legato in un letto come nemmeno un animale." La drammatica testimonianza di Kamal e Henda, genitori di Wissem Ben Abdel Latif, continua a scuotere le coscienze. Il 9 aprile è un giorno segnato in rosso per i genitori che, in cerca di verità e giustizia, parteciperanno all’udienza preliminare del processo che vede un infermiere rispondere di omicidio colposo e falso in atto pubblico. Ma la storia di Wissem è molto più di un semplice processo: è un grido di dolore e di denuncia contro un sistema che ha fallito.
In questi quattro anni, la lotta dei genitori di Wissem ha trovato sostegno in un numero crescente di associazioni attive nella difesa dei diritti umani. "La morte di Wissem è un caso di malasanità psichiatrica e una condanna a morte per chi cerca asilo in Italia," afferma uno dei membri del Comitato Verità e Giustizia per Wissem. La vicenda è emblematicamente rappresentativa di un sistema che ha tradito l’umanità e la dignità dei richiedenti asilo, rinchiudendo i più vulnerabili in un regime di contenzione e indifferenza.
Il calvario di Wissem
La storia di Wissem inizia il 2 ottobre 2021, quando arriva in Italia dopo uno sbarco a Lampedusa. Inizialmente, viene certificato sano da una equipe della Croce Rossa, ma tutto cambia quando, a soli dieci giorni dal suo arrivo, viene trasferito al Centro di Rimpatrio di Ponte Galeria. Lì, una singola seduta con una psicologa porta a una diagnosi di disturbi psichici e a un trattamento farmacologico pesante; un inizio di calvario che ha portato alla sua prematura morte.
Dal 23 al 25 novembre, Wissem è ricoverato all’ospedale Grassi di Ostia, per poi essere spostato al San Camillo di Roma, dove il 28 novembre muore. Per oltre 100 ore, il giovane è stato legato al letto, pur essendo stato pesantemente sedato e senza mai aver potuto comunicare i suoi desideri o dare il consenso al trattamento.
Una giustizia in salita
Il processo del Tribunale di Roma potrebbe illuminare la catena di responsabilità e le colpe dietro questo tragico destino. "È fondamentale ricostruire la verità, perché giustizia e verità sono inseparabili," dichiara l’avvocato Francesco Romeo, il quale assisterà i genitori nel loro disperato tentativo di trovare risposta a un dramma che ha segnato non solo la loro vita, ma anche l’intera società.
Nel tentativo di sostenere le spese legali e le necessità legate all’accoglienza in Italia, è stato istituito un conto corrente per raccogliere fondi, perché in questa battaglia per la giustizia di Wissem, ogni aiuto può fare la differenza.
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