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ROMA Studente suicida, indagato professore

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ROMA Studente suicida, indagato professore

ROMA Studente suicida, indagato professore. Le parole della preside dell’istituto.

ROMA Studente suicida. L’episodio risale a luglio 2019: F., che frequentava il quarto anno di un istituto superiore della Capitale, si tolse la vita. Vittima, pare, di maltrattamenti ad opera di un professore di matematica. Lo stesso che ora è indagato per istigazione al suicidio. “Una vicenda dolorosissima, allora come oggi”, la definisce la preside. Che, su presunte responsabilità degli altri insegnanti, è netta: “Ce lo siamo chiesti spesso in questi mesi. E la risposta è no, non c’erano elementi che potessero annunciare un disagio con quelle conseguenze. Anche gli ispettori del Ministero sono venuti la scorsa primavera a indagare e hanno archiviato il caso, motivando che erano stati adottati tutti i comportamenti adeguati”.

Sulla nota in cui il professore umilia il ragazzo, la dirigente poi chiarisce: “Fu fatta il 7 giugno, a scuola finita, un mese prima del suicidio. Io ne ho saputo solo il 12 luglio, dopo la morte di F., quando i genitori sono venuti a scuola ad accusarci. Da loro ho ricevuto una mail in cui non si parlava della nota ma di comportamenti non adeguati del docente. Lo convocai in presidenza e lui, davanti a testimoni, mi disse che si trattava di un equivoco. Lo invitai a chiarire con la famiglia: non so se l’abbia fatto, ma nemmeno la famiglia è venuta qui prima della tragedia. La nota aveva una durezza che il professore non avrebbe dovuto metterci, ma allora non mi sembrò un problema grave”.

“F.? – prosegue – Era un ragazzo perfettamente inserito, mai bocciato o rimandato presso di noi, neanche in matematica. Il prof? Non era burbero, sicuramente tradizionale nell’approccio, ma con accezione positiva”.

Sulle conferme dei compagni di classe di F.: “Dai miei atti risulta solo un precedente, una frase detta dal professore al ragazzo e che l’insegnante di sostegno segnalò come non appropriata. Chiamai allora il docente in presidenza e lo pregai di stare più attento nel linguaggio e di rispettare le diverse sensibilità. Mi rassicurò dicendo che ne avrebbe tenuto conto”.

In chiusura una punta di rammarico: “Avremmo voluto partecipare ai suoi funerali, ma i genitori ci hanno chiesto di non farlo. Anzi, ci hanno invitato anche a rimuovere un ricordo a lui dedicato sul sito della scuola. La sua morte è una ferita anche per noi”.

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Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.



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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.



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