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Opinionista politico dalla D’Urso: nuova carriera in vista per Nicola Zingaretti

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Opinionista politico dalla D’Urso: nuova carriera in vista per Nicola Zingaretti

Opinionista politico dalla D’Urso: nuova carriera in vista per Nicola Zingaretti.

Opinionista politico dalla D’Urso. “Non scomparirò”. Nicola Zingaretti l’aveva assicurato all’indomani delle sue dimissioni da segretario Pd. Ed è stato di parola. Continua a fare il governatore e intanto prepara il terreno per il dopo. Che non sarà da sindaco di Roma, come ha confermato nell’immediato post dimissioni e ribadito anche ieri, davanti a Barbarella. Non è un caso che abbia scelto proprio il suo salotto, nei cui riguardi nei giorni scorsi si era lanciato in elogi fantasmagorici. “Ha portato la politica vicino alle persone”, aveva scritto su Twitter, non senza suscitare polemiche. Ma la diretta interessata non se n’è curata e ha deciso anzi di ‘premiarlo’, concedendogli la prima intervista da segretario dimissionario. In un luogo che non è certo l’ideale per argomenti seri quanto il momento che sta attraversando il Pd e, più in generale, il nostro paese in piena pandemia. Una trasmissione che passa con la stessa disinvoltura – e lo stesso linguaggio – da essi alle eredità contese finanche ai temi del GfVip. Di alternative ben più consone il buon Nicola ne avrebbe avute eccome: Agorà, DiMartedì, Quarta Repubblica. Ma tant’è. L’esordio, dicevamo, è andato in scena ieri. Leggete di seguito (e giudicate) in quali termini.

“Mi ha dato fastidio che tutti abbiamo voluto il governo Conte, che andasse avanti. Poi quando non è andato in porto, ci siamo girati e non c’era nessuno. E ci hanno accusato di una cosa che non abbiamo mai fatto, di aver detto ‘O Conte o morte'”. “Il Pd non è un partito del leader. Siamo tanti e io resterò a far politica con le mie idee”. “Si è scambiato il pluralismo del confronto con la polemica. Serve un chiarimento e lo faccia il gruppo dirigente. Ora però guardiamo al futuro”. “In questi mesi ho difeso la mia terra, la mia gente, dal Covid. Ora c’è la battaglia per il lavoro e lo sviluppo, quindi ho tante cose da fare”. “Lo confermo, questa è una bella trasmissione e molto popolare, ma qualcuno preferisce i salotti. Il populismo però si combatte con una politica popolare e non con la puzza sotto il naso”.

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Incontri tra Salvini e Bossi a Gemonio: i temi al centro del dibattito.

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Incontri tra Salvini e Bossi a Gemonio: i temi al centro del dibattito.

# Incontro a Gemonio tra Salvini e Bossi: Un Dialogo Proficuo

Un significativo incontro si è svolto a Gemonio, Varese, tra il leader della Lega Matteo Salvini e l’ex segretario Umberto Bossi. La conversazione, durata oltre un’ora, è avvenuta in un’atmosfera di cordialità e rilassatezza, specialmente dopo le recenti notizie infondate sullo stato di salute di Bossi. Salvini ha descritto l’incontro come estremamente positivo, esprimendo soddisfazione reciproca.

Tematiche Affrontate nell’Incontro

Durante il colloquio, sono stati affrontati diversi argomenti di rilevanza nazionali. In primo luogo, l’autonomia è stata al centro del dibattito, con Salvini che l’ha definita una “battaglia storica della Lega”, utile per l’intero Paese. Oltre a ciò, si è parlato di infrastrutture lombarde, giustizia, sicurezza e immigrazione. Anche le questioni economiche e le strategie energetiche, compreso un occhio attento al nucleare, hanno trovato spazio nelle discussioni.

L’incontro ha visto la presenza della famiglia di Bossi, tra cui sua moglie Manuela Marrone e il figlio Renzo. Salvini ha manifestato l’intenzione di mantenere Bossi aggiornato sugli sviluppi futuri, promettendo nuove occasioni di incontro.

Prospettive di Ulteriori Incontri

Tra gli impegni presi, Salvini ha assicurato che terrà Bossi informato sulle questioni affrontate, aprendo a un futuro incontro che includerà anche ministri, a partire da Roberto Calderoli. Questa premessa sottolinea l’importanza di un dialogo continuo e costruttivo con il fondatore della Lega, riconoscendo il suo valore e contributo ai temi cruciali che il partito e il Paese si trovano ad affrontare.

Questa iniziativa di coinvolgimento evidenzia come la Lega intenda valorizzare la propria storia e il legame con le radici, mirando a costruire un futuro solido e orientato verso l’autonomia e la sicurezza nazionale.

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Cambio al vertice: Giuli subentra dopo le dimissioni del Ministro Sangiuliano

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Cambio al vertice: Giuli subentra dopo le dimissioni del Ministro Sangiuliano

# Dimissioni di Gennaro Sangiuliano: Un Cambiamento al Vertice della Cultura

La Lettera di Dimissioni

Il 7 settembre 2024, Gennaro Sangiuliano ha ufficialmente rassegnato le proprie dimissioni dal ruolo di Ministro della Cultura. Questo annuncio è avvenuto attraverso una lettera indirizzata alla premier Giorgia Meloni, dopo una serie di polemiche e indiscrezioni che hanno tenuto banco negli ultimi giorni. Sangiuliano ha espresso la sua soddisfazione per i risultati ottenuti nelle politiche culturali durante il suo mandato, ma ha affermato la necessità di considerare le sue dimissioni come “irrevocabili”.

Pressioni e Malumori nel Governo

Le tensioni all’interno del governo erano palpabili, con pressioni crescenti nei confronti di Sangiuliano. Fonti vicine al governo hanno rivelato che l’atmosfera era diventata insostenibile a causa delle continue rivelazioni legate a un’imprenditrice campana. Questa situazione ha messo in discussione la credibilità dell’intero esecutivo e della stessa Giorgia Meloni, spingendo alcuni membri di Fratelli d’Italia a suggerire che fosse indispensabile chiudere la questione rapidamente per il bene della coalizione.

Il Ruolo della Meloni e l’Exit Strategy

Dopo un iniziale sostegno a Sangiuliano, la premier Meloni ha riconosciuto che le circostanze richiedevano una rapida risoluzione della crisi. Questo ha portato a una riflessione profonda sull’opportunità politica di chiudere la questione al più presto. Meloni ha poi deciso di non partecipare al G7 dei Parlamenti e ha dedicato il suo tempo alla gestione della situazione e all’individuazione di una strategia di uscita per Sangiuliano. Nel pomeriggio, ha informato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, delle dimissioni del ministro.

Il Nuovo Ministro e le Prospettive Future

Dopo aver accettato le dimissioni di Sangiuliano, il Presidente Mattarella ha firmato il decreto che nomina Alessandro Giuli, attuale presidente della Fondazione Maxxi, come nuovo Ministro della Cultura. In seguito al giuramento di Giuli, Giorgia Meloni ha espresso pubblicamente il suo apprezzamento per Sangiuliano, definendolo un uomo capace e onesto, e ha assicurato che con il nuovo ministro continueranno gli sforzi per il rilancio della cultura nel Paese.

Reazioni e Riconoscimenti

Le reazioni alle dimissioni di Sangiuliano sono state di sostegno e riconoscimento. Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, ha elogiato Sangiuliano per il suo operato e ha sottolineato come la sua scelta di dimettersi gli permetta di difendersi e dimostrare la sua integrità. Matteo Salvini ha anch’esso inviato un messaggio di gratitudine al ministro dimissionario e ha dato il benvenuto al suo successore Giuli.

In conclusione, le dimissioni di Gennaro Sangiuliano segnano un momento significativo nella politica culturale italiana, evidenziando le sfide e le dinamiche che influenzano l’attuale governo. La nomina di Alessandro Giuli potrebbe rappresentare un nuovo inizio per il dicastero e per la cultura nazionale.



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