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Cronaca

Shock a Rebibbia: detenuto sequestra agente di polizia

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Shock a Rebibbia: detenuto sequestra agente di polizia

Solo il pronto intervento degli altri agenti della Polizia penitenziaria ha evitato la tragedia

Roma, carcere di Rebibbia, reparto G12. Un detenuto con problemi psichiatrici ha creato negli ultimi giorni ben 4 episodi molto gravi all’interno del penitenziario romano.
Per ben due volte infatti ha fatto scattare l’allarme generale; ha poi staccato una spranga di metallo, staccandola dalla finestra della stanza e, una volta nella sezione, ha cominciato a brandirla contro il personale, fino a distruggere la postazione telefonica di servizio. Ma l’episodio più grave è avvenuto questa mattina quando il detenuto ha sequestrato un poliziotto prendendolo alle spalle e puntandogli un arma tagliente alla gola, allo scopo di sottrargli le chiavi. Una tragedia evitata grazie all’intervento degli altri agenti, che seppur sotto organico, tentano di mantenere l’ordine all’interno del carcere. A lanciare la notizia è stato Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP., che si è cosi espresso sui fatti: “Se non si inaspriscono le pene per chi commette reati nei confronti dei Poliziotti Penitenziari, la realtà carceraria non cambierà mai e saremo sempre costretti a subire. È aberrante che chi abbia già commesso reati e si trovi in cella per questo ne continua a commettere altri. Migliaia di agenti del Corpo di Polizia Penitenziaria che sono costretti a subire quotidiane aggressioni da parte di detenuti con problemi psichici che sono stati scaricati nelle carceri dopo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e in tal senso auspichiamo l’apertura di un tavolo di confronto anche con il Ministro della Salute Roberto Speranza. Nell’incontro previsto nelle prossime settimane con il Presidente del Consiglio Mario Draghi, confrontandoci sul sistema penitenziario, affronteremo sicuramente la sicurezza nelle carceri.

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Dallo spaccio al gioco d’azzardo: arrestati i pusher di San Giovanni

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Dallo spaccio al gioco d’azzardo: arrestati i pusher di San Giovanni

Sgominata dai carabinieri un’organizzazione dedita alla consegna a domicilio di crack e cocaina. Sono state eseguite sei misure cautelari nei confronti dei membri del gruppo, noti per il loro operato nel mercato illegale della droga.

Operatività e raggiungimento dell’obiettivo

Le indagini hanno rivelato che i capi dell’organizzazione comunicavano gli ordini attraverso una chat denominata ‘Centrale dello spaccio’, evidenziando un modus operandi ben organizzato e coordinato. L’operazione ha portato alla luce un sistema capillare di distribuzione della droga, con richeste soddisfatte in tempi brevi grazie all’efficienza dei membri coinvolti.

Le autorità continuano a monitorare la situazione per prevenire ulteriori attività illecite e garantire la sicurezza pubblica.

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Cronaca

Una reazione inaspettata durante una discussione

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Una reazione inaspettata durante una discussione

L’orrore domestico si è concluso con una condanna a nove anni e tre mesi per un cameriere di quaranta anni, imputato di aver inflitto violenze inaudite alla sua compagna nel tribunale di Tivoli. Il giudice ha inflitto una pena superiore rispetto a quella richiesta dal pubblico ministero, evidenziando l’uso di metodi brutali come “le botte con le scarpe antinfortunistiche” e “il coltello alla gola”.

I FATTI

Le violenze si sono verificate in un contesto di assoluta sottomissione. La vittima, spesso costretta a medicarsi da sola, ha descritto un ambiente in cui ogni pretesto poteva scatenare l’inferno, anche un semplice errore in cucina: in un’occasione, l’aguzzino le ha lanciato il sugo addosso per poi afferrarla per i capelli. Gli aggressivi atti includevano “sedie spaccate sulla schiena” e minacce di morte, anche per la figlia minorenne dell’uomo.

Durante le udienze, è emerso come molte ferite inflitte abbiano causato danni permanenti, inclusi problemi di udito e di deambulazione. L’avvocato della vittima ha sottolineato l’indole malvagia dell’imputato, il quale “trovava appagamento nella sottomissione e nell’umiliazione della compagna”.

Il Processo e la Sentenza

Il racconto della vittima in aula ha messo in luce l’estrema sofferenza vissuta nel corso di un anno di maltrattamenti. Al termine del processo, la donna ha manifestato un “senso di conforto per quel pronunciamento,” sottolineando che “è stata fatta giustizia”, grazie anche al sostegno ricevuto dal pool antiviolenza del commissariato di Tivoli.

La sentenza rappresenta un importante passo verso la giustizia in casi di violenza domestica, con la conferma di tutti i reati contestati e l’auspicio che la vittima possa finalmente guardare al futuro con maggiore fiducia.

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