Coronavirus
Covid, discoteche e Governo: ci sarà un’intesa? Intervista a Massimiliano Baiocchi
Si torna a parlare di riaperture, ma ancora nessuna parola sul mondo delle discoteche. L’intervista a un rappresentante del settore
Dopo più di un mese in cui nessuna regione italiana si è potuta permettere un allentamento delle restrizioni, finalmente il ritorno alla vita, o quanto meno ad una semi normalità, sembra non essere più un lontano miraggio. Il 16 aprile, in conferenza stampa da Palazzo Chigi, il premier Draghi annuncia il ritorno alla zona gialla rinforzata dal 26 aprile e il ritorno della scuola in presenza anche in zona arancione. “Prudente ottimismo e fiducia” sono le parole chiave di una ripartenza che mette al primo posto la scuola, poi le attività all’aperto comprese ristorazione, sport, musei ed infine gli spettacoli. Del settore dell’intrattenimento e dei locali da ballo, però, ancora nessuna menzione.
Ospite di “Porta a Porta”, il 12 aprile, il ministro alla Salute, Roberto Speranza, dopo essere stato interpellato sull’argomento, ha dichiarato “ad ora non sono una priorità“. Affermazioni che hanno fatto discutere poiché ritenute “poco rispettose” nei confronti di un settore tra i più colpiti da inizio pandemia, con l’80% in meno di fatturato ai danni di quasi 300.000 famiglie che vivono grazie a questo compartimento. Senza contare la quantità di gettito erariale, sviluppo e occupazione qualificata derivante dal volume d’affari complessivo prodotto dalle discoteche italiane, che, secondo una recente ricerca del Silb, raggiungeva i 3 miliardi.
Per capire meglio quale potrebbe essere il miglior compromesso tra la necessità di riaprire alle migliori condizioni possibili e un rigore tecnico – scientifico in grado di garantire la massima sicurezza, ci rivolgiamo a Massimiliano Baiocchi, figura di spicco dell’intrattenimento notturno, grazie alle numerose presenze in cabina di regia dei più rinomati eventi della capitale, oggi proprietario del Neo Club in via Libetta.
– Massimiliano, il vostro comparto è sicuramente tra i più danneggiati dalla crisi economica- sanitaria, i ristori destinati al vostro settore si sono rivelati adeguati a fronteggiare la perdita degli incassi?
Ciao Tiziana e grazie dell’attenzione verso il nostro comparto, visto che veniamo soltanto nominati negativamente, ma quasi mai sentiti direttamente.
I ristori sono stati insufficienti, come per la maggior parte della attività economiche, soltanto che il nostro comparto è fermo dal 23 febbraio 2020 in Lombardia e dal 29 febbraio 2020 nel resto d’Italia. Dopo oltre 14 mesi, non è stato preso alcun provvedimento specifico diretto al nostro comparto e questo a prescindere dai Governi e dai partiti Politici, come se tutti si vergognassero anche solo a nominarci, se non a scopo scandalistico.
– Quali sono le proposte del vostro settore per ripartire in sicurezza?
Stiamo lavorando su diversi protocolli sanitari, alcuni di questi sono già stati presentati alle autorità per approvazione. L’intento principale è quello di riuscire a coniugare le esigenze imprenditoriali con il rispetto e la tutela dei clienti e dei dipendenti.
– Ci spieghi meglio come si articolano questi protocolli da voi redatti. Per esempio: come intendete gestire l’ingresso dei vostri avventori?
Creare un nuovo protocollo vuole dire oggi soprattutto pensare a creare aree Covid free dove il principio ispiratore del business, l’aggregazione, si sposi con le esigenze di tutela sanitaria di tutti, lavoratori e dipendenti.
Per risolvere tali quesiti, è stato necessario un confronto con le altre realtà europee che avevano mosso già alcuni passi alla ricerca della soluzione e specificatamente Spagna ed Olanda. Qui sono stati realizzati progetti per testare un’ipotesi di protocollo direttamente sul pubblico, in modo da segnare la strada e la direzione percorribile. La soluzione più idonea è parsa quella che coniugasse tracciabilità, anche attraverso idonei sistemi di biglietteria elettronica, con negatività al Covid, attraverso la patente vaccinale e i tamponi antigenici o molecolari, anche grazie a piattaforme informatiche in grado di gestire il flusso di informazioni e infine protocolli sanitari per personale e clienti.
– A chi vi siete rivolti per la redazione della profilassi medico scientifica?
La parte sanitaria è stata curata da mani esperte, ovvero dal Prof. Antonio Cascio, Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive e del Centro di Riferimento Regionale AIDS presso il Policlinico P. Giaccone di Palermo e dal Dott. Enrico Alagna, Medico Specialista in Igiene e Medicina Preventiva, Medico Emergenza Covid-19. L’analisi dettagliata è stata, poi, sottoposta al vaglio di virologi di fama nazionale che lo hanno espressamente approvato e sottoscritto. Tra cui: il Prof. Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene presso l’Università di Pisa e Assessore alla Sanità presso la Regione Puglia e il Prof. Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie infettive del Policlinico di San Martino di Genova.
– Suggerite quindi un pass sanitario o certificato verde come quello proposto dalla Commissione Ue per favorire la mobilità internazionale?
Il nostro è stato un lavoro di concerto a tutto tondo, imprenditori dell’intrattenimento culturale, medici e nuove tecnologie. Ai nostri incontri hanno partecipato i tecnici di TICKETSMS e MITIGA, che ci hanno guidato nel costruire un’app dedicata sia per l’accesso agli eventi che per la tracciabilità a posteriori. Non suggeriamo un passaporto sanitario, ma abbiamo preso atto del fatto che le linee politiche internazionali stiano andando in quella direzione, a partire dalla Regione Lazio, che ha già pronto il QR code dopo la somministrazione della seconda dose, e ci siamo di conseguenza mossi in quella direzione.
– La gestione del contact tracing in passato non avuto molto successo, anche per via della riluttanza nel condividere una serie di informazioni di natura personale (anche se a beneficio della collettività): le piattaforme da voi selezionate, che tipo di privacy garantiranno all’utente?
Prima di tutto, non ci sarà un’app che avrà il monopolio della questione, ma tutte quelle che avranno le caratteristiche approvate e certificate dal Governo per tale finalità. Ovviamente, noi che abbiamo redatto il protocollo avremo un occhio di riguardo verso chi ha lavorato ininterrottamente per mesi con noi. Questa storia della privacy è usata molto a scopo politico, ci sono app meno necessarie ed utili che ci tracciano in maniera esagerata e di cui nessuno si preoccupa, la nostra app MITIGA garantisce l’assoluto anonimato ed è stata anche consultata dalla FIGC per tornare negli stadi, questo ad ulteriore garanzia, che abbiamo cercato partner di primissima qualità e professionalità.
– Sarà facile da utilizzare?
Assolutamente sì. L’app si installa su qualsiasi tipo di smartphone, e, una volta inserite le proprie generalità (nome, cognome, codice fiscale e una foto dell’utente), il fruitore dovrà sottoporsi ad un tampone molecolare o antigienico di terza generazione (è valido anche per il vaccino, in quel caso la durata del pass sarebbe estesa) presso una qualsiasi farmacia o laboratorio di analisi, che, una volta confermata l’identità dell’utente, che dovrà esibire la propria carta identità, inserisca il risultato nel database della app. Mitiga a quel punto, sarà in grado di generare un codice Qr sullo smartphone dell’utente appena testato. Un codice univoco che sarà valido per 24 o 48 ore, che si cancellerà automaticamente e sarà impossibile da riutilizzare. Il codice sarà valido una sola volta e sia test che autorizzazione andranno ripetuti ogni qualvolta si dovrà accedere ad un evento.
– Riassumendo, l’accesso ai locali sarà riservato solo a chi risulterà negativo al Covid 19, verificabile grazie all’uso di un’app in grado di certificare l’eventuale vaccinazione o di fornire attestazione di negatività al tampone molecolare o antigienico, effettuato non oltre le 36 ore prima. Considerato che il costo del tampone a Roma arriva fino a €22,00, avete pensato ad un modo per ridurre il costo che, aggiunto al prezzo de biglietto, potrebbe fare da deterrente?
Anche su questo non abbiamo lasciato nulla al caso, e stiamo lavorando a convenzioni con studi medici e soprattutto farmacie, per essere presenti su tutto il territorio nazionale e siamo al momento giunti a circa 6/7 euro, ma contiamo, una volta avuto l’ok, di abbassarne il prezzo ulteriormente.
Tiziana Gentili