Cronaca
“Cucchi non fu ucciso di botte bensì dalla negligenza dei medici”
La tesi della difesa del Carabiniere Di Bernardo: “Il pestaggio c’è stato ma non così violento”
Caso Cucchi. Nel corso del processo di secondo grado che vede convolto il Carabiniere Alessio di Bernardo, la linea difensiva del suo avvocato, Antonella De Benedictis, è ora quella di negare la completa responsabilità della morte del geometra romano al suo assistito. “Nessuno nega che ci sia stato un pestaggio, ma non è stato così violento. Stefano Cucchi non è stato ucciso per i ceffoni o pugni, nessuno lo ha ucciso di botte. Le persone che lo hanno lasciato morire sono stati i medici attraverso negligenze ed omissioni, chi ha sbagliato ha pagato penalmente e civilmente con un risarcimento. Dire che Di Bernardo lo ha massacrato di botte non è giusto. Ci sono stati degli schiaffi e forse una spinta che ha fatto cadere Cucchi. Ha sbagliato chi lo fatto e deve pagare, ma non è stato un violento pestaggio. Di Bernardo è una brava persona, un padre di famiglia, un carabiniere pluridecorato: nessuno ha ucciso di botte Cucchi”, ha concluso l’avvocato. Nei confronti di Di Bernardo, il pg Cavallone ha chiesto una condanna a 13 anni di carcere; lo stesso numero di anni chiesto per Raffaele D’Alessandro, mentre 4 anni e 6 mesi è la condanna chiesta per il maresciallo Roberto Mandolini, accusato di falso.