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Antonello Venditti vittima di bullismo: “Ho rischiato tante volte il suicidio”

Antonello Venditti vittima di bullismo: il racconto del cantante tra incubo e Ddl Zan.

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Antonello Venditti vittima di bullismo: “Ho rischiato tante volte il suicidio”

Antonello Venditti vittima di bullismo. Il cantante romano racconta l’incubo, vissuto da adolescente, e poi dice la sua sul Ddl Zan.

<strong>Antonello Venditti vittima di bullismo. E’ lui stesso a confermarlo ai microfoni de La Stampa. Racconta la sua solitudine, la sua complessità e i suoi complessi, che lo hanno trascinato nelle mani dei bulli. Un incubo andato avanti per molto tempo, “fino a 16 anni“, e che “molte volte” lo ha condotto ad un passo dal togliersi la vita. Per fortuna ne è uscito grazie alla musica, “la mia compagna da sempre“.

Quella che ritroverà dal vivo dal prossimo 3 luglio, con il suo nuovo tour ‘Unplugged Special 2021‘.E’ stata lei, racconta, ad aiutarlo ad “esprimere me stesso e la mia diversità“. Non a caso, tutte le sue canzoni parlano di lui: “Non so far altro“, ammette. E proprio quel periodo buio è stato una notevole fonte di ispirazione. Anche se, in qualche caso, non parlando in prima persona: “In Marta – rivela – mi nascondevo dietro un altro nome“.

Ai ragazzi vittime di bullismo dà poi un consiglio: trovare dentro la forza per andare avanti, credendo in sè stessi e in ciò che si è. E chi non ci riesce e pone fine ad una vita di sofferenze? Venditti non lo condanna, anzi per certi versi lo comprende. E lo rispetta. “Solo chi ha ragione si suicida – dichiara – I colpevoli invece ci provano ma non ci riescono“. Evitare il gesto estremo in ogni caso però si può: “Basta una parola“. Da parte di chi? Il cantante non ha dubbi: “Di amici o di una società che si interessi a te anche se sei piccolo“.

Infine, sul Ddl Zan rivela tutto il proprio sostegno: “Ce l’ho dentro“. Complice un animo fortemente “anarchico“, per cui la cosa più importante è “il mio diritto naturale, la mia coscienza“. A suo parere, è “assurdo” che a sancire ciò debba essere una legge. Ma capisce la scelta: questi che viviamo, dice, sono “tempi confusi” e solo atti formali possono riportare la civiltà al posto che le compete.

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