Italia
Jacobs Ius Soli – “Non mi interessa, non voglio essere usato”
Marcell Jacobs Ius Soli – Il velocista doppia medaglia d’oro a Tokyo 2020 ha detto la propria sul tema
Jacobs Ius Soli – Il velocista medaglia d’oro a Tokyo 2020 ha detto la propria sul tema.
Jacobs Ius Soli, un matrimonio che non s’ha da fare. Almeno a sentire il diretto interessato. Il suo doppio trionfo alle Olimpiadi ha contribuito a riportare in auge il tema, molto sentito a livello politico. A risollevarlo il presidente del Coni Malagò, parlando delle imprese in terra nipponica (che hanno fruttato agli azzurri ben 40 medaglie): “La nostra proposta – ha detto – è di anticipare l’iter burocratico per lo ius soli sportivo, ad oggi infernale“. E quale miglior testimonial allo scopo di Jacobs? L’atleta classe ’94 ha infatti il doppio passaporto italo-americano. Merito dei genitori: la madre è infatti originaria di Desenzano del Garda, nel Bresciano, dove è cresciuto anche lui. Nato negli USA (a El Paso, in Texas), al pari del padre.
Jacobs però a tutto questo proprio non ci sta. E lo conferma nel corso di un’intervista a ‘Il Foglio’. Dalle colonne del quotidiano, il velocista fa infatti sapere di non essere interessato al tema, sul quale oltretutto, spiega, non possiede un’adeguata preparazione. Chiede perciò che il suo nome non venga “usato” per portarlo avanti. In relazione al suo status di atleta, preferisce invece essere considerato per “quanto faccio in pista“. Se vorrà trovare uno sponsor per la sua proposta, Malagò dovrà dunque guardare altrove.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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