Italia
“Expo 2030 a Roma”: l’annuncio di Draghi. E la città inizia già a prepararsi
Expo 2030 a Roma: Draghi annuncia la candidatura. E la città già si mette in moto
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“Expo 2030 a Roma”. Il premier dà il la alla candidatura alla manifestazione della Capitale. Che, dal canto suo, non ha intenzione di farsi trovare impreparata.
“Expo 2030 a Roma“. L’ok del Governo arriva a meno di un mese da quel 29 ottobre fissato per chiudere l’elenco delle pretendenti. E, in caso di successo, si tratterebbe del bis per l’Italia, che ha già ospitato l’Esposizione Universale nel 2015, a Milano. La palla passa ora dunque alla Capitale, che, per far sua la partita, dovrà battere la concorrenza della russa Mosca e della coreana Busan. L’assist alla città è stato comunicato dall’esecutivo direttamente ai candidati in lizza, il prossimo 3 e 4 ottobre, per la poltrona di sindaco.
“Una grande opportunità per lo sviluppo di Roma“, così l’ha prospettato Draghi ai contendenti. I quali ne avevano già condiviso la proposta in una lettera inviata lo scorso 24 giugno allo stesso premier. Il quale ha risposto loro con un grazie per questo gesto di “unità a favore della nostra Capitale“. E quest’ultima, ricevuto il passaggio, ha tutte le intenzioni di mandarlo a pieno frutto. Il Campidoglio si è infatti già attivato in tal senso, creando una struttura in grado di lanciare la candidatura verso la vittoria finale.
Tra i nomi che ne faranno parte, troviamo quelli di Giuseppe Scognamiglio, attuale Consigliere Speciale della sindaca, e di Gabriella Raggi, dirigente dell’assessorato all’Urbanistica del Comune. Il loro lavoro, di concerto con gli altri membri del team, sarebbe già partito con l’elaborazione di un primo progetto: la costruzione di un polo autosufficiente sotto il profilo energetico. L’impianto dovrebbe sorgere nel Quadrante Est, tra Tiburtina, Pietralata e San Basilio, dalle ceneri di manufatti archeologici industriali.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
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Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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