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Roma verso la fine dello smart working: possibili disagi per automobilisti e trasporti

Roma verso la fine dello smart working. E il ritorno dei vecchi problemi…

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Roma verso la fine dello smart working: possibili disagi per automobilisti e trasporti

Roma verso la fine dello smart working. E il ritorno dei soliti problemi…

Roma verso la fine dello smart working. Ancora qualche giorno e poi anche la Capitale ritroverà il proprio tran tran quotidiano. Esercizi commerciali che rialzeranno le serrande, seppur ad intervalli prestabiliti; universitari che torneranno a seguire le lezioni in aula; dipendenti pubblici che riprenderanno a svolgere le proprie mansioni in sede. Queste solo alcune delle situazioni che si verranno nuovamente a creare e che potrebbero riportare a galla vecchie questioni irrisolte. Su tutte, quella dei trasporti, ancora alle prese con il limite di capienza fissato all’80%. Come evitare che l’aumento degli utenti possa dar luogo ad assembramenti sulle vetture?

A tal proposito, il Comune ha provato a metterci una ‘pezza’ rimodulando gli orari delle attività, ma l’ordinanza è scaduta il 31 luglio. Termine subito dopo il quale la Prefettura, di concerto con le società dei trasporti e i sindacati, si è attivata per chiedere un nuovo provvedimento. In merito la giunta Raggi avrebbe dovuto fornire una risposta in tempi brevi, considerata l’imminente fine del mandato, ma a tutt’oggi ancora non lo ha fatto. Le scadenze però premono: nei primi giorni di ottobre, infatti, insieme ai negozianti e agli studenti di medie e liceo, sui vari tram, bus e metro saliranno anche gli universitari e i lavoratori del settore pubblico. E’ dunque assai probabile che a brevissimo non solo i negozi ma anche gli uffici comunali possano tornare ad aprire e chiudere secondo determinate fasce orarie.

Non solo: da palazzo Valentini in questioni potrebbero essere avanzate ad Atac alcune richieste. Su tutte, la riapertura delle stazioni di Castro Pretorio (utile per i dipendenti di diversi Ministeri e di Fs) e Policlinico, servita anche dagli universitari. Ma è possibile che le istanze riguardino anche l’immissione su strada di bus speciali, ad esempio per gli studenti. Sul fronte uffici pubblici, invece, si prevede che dal 15 ottobre vi torneranno in circa 300mila. Con tutta probabilità sarà ancora il Prefetto a doverne scaglionare l’ingresso e l’uscita. Tenendo conto tuttavia che molti di essi, per raggiungere il posto di lavoro, potrebbero optare per un mezzo privato. Per evitare altri problemi relativi all’eccessivo traffico, l’autorità e l’agenzia della mobilità potrebbero dunque chiedere un prolungamento del lavoro agile.

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Cronaca

Cicalone, fa rosicare i rosiconi e dà voce a chi non ce l’ha. “Altro che divano, provateci voi!”

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Cicalone, fa rosicare i rosiconi e dà voce a chi non ce l’ha. “Altro che divano, provateci voi!”

Cicalone è tornato a colpire, e i rosiconi da tastiera possono solo mordersi le mani! Il noto youtuber, che da anni gira le periferie più dimenticate d’Italia per mostrare al mondo quello che nessuno vuole vedere, sta facendo impazzire chi lo critica stando comodamente seduto sul divano. Con i suoi video crudi e senza filtri, Cicalone porta alla luce volti, storie e persone che per troppi sono invisibili: ragazzi sfruttati, usati come pedine da chi vuole fare la morale o raccattare qualche like, ma che in realtà non ha mai messo piede in quei posti. E allora ben vengano personaggi come lui, che hanno il coraggio di accendere i riflettori su un’Italia che fa paura, ma che esiste eccome.

Cicalone dà voce agli invisibili: e i rosiconi rosicano

Cicalone non fa video per fare il figo o per raccattare visualizzazioni facili. Lui va dove gli altri non osano: nelle periferie abbandonate, tra palazzoni fatiscenti e strade che sembrano uscite da un film distopico. Qui incontra persone che la società ha dimenticato: giovani in preda all’alcol o a sostanze, spesso sfruttati da chi li usa per i propri scopi – che sia per fare propaganda politica o per sentirsi “impegnati” senza muovere un dito. Cicalone non giudica, non fa la morale: mostra e basta. E questo dà fastidio a chi preferirebbe tenere tutto sotto il tappeto. “Sta spettacolarizzando il degrado!”, strillano i rosiconi sui social. Ma la verità è che Cicalone sta facendo quello che loro non hanno il coraggio di fare: dare un volto e una voce a chi non ce l’ha.

Altro che chiacchiere: Cicalone rischia la pelle

Parlare è facile, ma provateci voi a stare faccia a faccia con questi ragazzi! Cicalone non gira con una scorta, non ha uno staff che lo protegge: va da solo, con la sua telecamera, in posti dove un litigio banale può trasformarsi in una tragedia. Ragazzi strafatti di alcol o sostanze, che in un attimo di rabbia possono diventare pericolosi, anche per motivi stupidi. “Vorrei vedere i più ardimentosi dei rosiconi qui, a fare i fenomeni davanti a un tizio che ti fissa con un coltello in mano”, si legge in uno dei commenti dei suoi fan. E come dargli torto? Cicalone rischia la pelle per mostrare una realtà che fa comodo ignorare, mentre i criticoni se ne stanno al sicuro, a pontificare dal loro salotto con l’aria condizionata.

Sfruttati e dimenticati: Cicalone accende i riflettori

Il vero scandalo non è Cicalone, ma quello che mostra. In queste periferie, le persone non sono solo invisibili: sono sfruttate. Vengono usate come simboli da chi vuole fare la vittima o da chi cerca di raccattare consensi, senza mai fare nulla di concreto per aiutarle. Cicalone, invece, non promette soluzioni miracolose: il suo obiettivo è semplice ma potente: portare attenzione su un fenomeno che tutti fingono di non vedere. E ci riesce alla grande, con video che fanno milioni di visualizzazioni e che costringono anche i più distratti a fermarsi e guardare. Ogni volto, ogni storia che racconta è un pugno nello stomaco, ma è un pugno necessario. Perché se non ci fosse lui, chi parlerebbe di questi ragazzi?

Cicalone, un eroe moderno: i rosiconi si arrangino

Mentre i rosiconi continuano a blaterare, Cicalone va avanti per la sua strada, e meno male! Non si piega alle critiche di chi lo accusa di “sensazionalismo” o di “mettere in pericolo” le persone che filma. La verità è che lui sta facendo un lavoro che nessuno ha il coraggio di fare, e lo fa con una sincerità che spiazza. I rosiconi possono continuare a rosicare, ma Cicalone non si ferma: continuerà a girare per le periferie, a mostrare l’Italia che fa paura, a dare voce a chi non ce l’ha. E se questo vi dà fastidio, cari criticoni, alzatevi dal divano e andate a fare qualcosa di utile, invece di sparare sentenze. Cicalone è un eroe moderno, e voi siete solo invidiosi. Punto.

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Attualità

Immaginate se anziché Prodi, a tirare i capelli fosse stato un esponente del centrodestra

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Immaginate se anziché Prodi, a tirare i capelli fosse stato un esponente del centrodestra

Immaginate se il gesto fatto da Romano Prodi, azione abbastanza ignobile, di tirare i capelli a una giornalista, la quale ha tutto il diritto di fare una domanda lecita, fosse accaduto a un esponente del centrodestra.

Immaginiamo se, al posto del “Mortadella”, presidente del consiglio che ci ha affossato con l’entrata nell’Euro, oltre alle svariate privatizzazione che hanno impoverito l’Italia, al suo posto ci fossero stati il presidente del Senato Ignazio La Russa, oppure quello della camera Lorenzo Fontana, o ancora Fabio Rampelli.

Cosa sarebbe accaduto, mediaticamente parlando, se qualche esponente della destra, avesse tirato i capelli a una giornalista? Facile e anche troppo scontato: tutti i giornali del mainstream vicini all’aria progressista, avrebbero fatto dei titoli e delle considerazioni molto più severe, appellandosi al maschilismo, all’urgente bisogno di sconfiggere il patriarcato, al fatto che la violenza fascista è sempre dietro l’angolo ecc…

La mancanza di rispetto per i giornalisti non ha colore, e invece tutto tace nelle redazioni della Repubblica e al TG3.

E allora ci viene da dire dove sta il giornalismo, dove sta la libertà? La verità è che ognuno tira l’acqua al suo mulino, omettendo spesso la verità fattuale.

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