Cronaca
Causò incidente a Roma: condannato il figlio di Vasco Rossi
Condannato il figlio di Vasco Rossi: nel settembre 2016 causò grave incidente a Roma
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Condannato il figlio di Vasco Rossi: deve rispondere di lesioni e omissione di soccorso.
Condannato il figlio di Vasco Rossi. 1 anno e 10 mesi: tanto ha comminato al 35enne Davide il giudice monocratico di Roma. Il motivo? Aver provocato ‘lesioni personali stradali gravi’ e non essersi fermato a soccorrere. La vicenda risale al settembre del 2016: il primogenito del rocker di Zocca era in zona Balduina quando fu coinvolto in un incidente stradale. Il magistrato ha disposto a suo carico anche il ritiro della patente. Nove mesi sono stati invece inflitti ad un altro ragazzo, in auto insieme a lui.
“Sono indignato, è morta la giustizia”, il commento di Rossi. Che, a riprova della sua innocenza, cita il “cid firmato” e i soldi che l’assicurazione avrebbe corrisposto alle vittime. “Mi hanno condannato anche perchè mio padre è un personaggio famoso”, accusa. Per poi annunciare: “Faremo appello, alla fine la giustizia trionferà”. Una decisione quella del ricorso condivisa anche dal legale dell’altro imputato.
Il magistrato capitolino ha accolto solo in parte l’istanza del pm: quest’ultimo lo scorso maggio aveva chiesto 2 anni e 8 mesi per Rossi e 2 anni per l’altro imputato. Per quest’ultimo l’accusa contestata era favoreggiamento: si sarebbe infatti preso la colpa, dichiarando di stare lui guidando l’auto al momento dell’incidente. Una mancata fermata ad uno stop, che, unita all’alta velocità, fu all’origine di uno scontro con un’altra auto, su cui viaggiavano due donne. Per le quali la prognosi, a causa delle ferite riportate, fu poi di 40 giorni.
Quanto poi all’accusa di omissione di soccorso, che secondo i pm avvenne “subito dopo l’urto”, Rossi l’ha fortemente smentita in aula: “Abbiamo chiesto alle ragazze nell’altra auto se fosse tutto a posto e loro ci hanno risposto di sì”, ha raccontato. Aggiungendo poi come la redazione del cid lo avesse tranquilizzato: “Non navigo nell’oro e non ho un lavoro stabile”. E ha concluso attaccando i giornalisti: “Su di me hanno scritto cose allucinanti, ma lo accetto. Essere il figlio di Vasco Rossi ha pregi ma anche difetti”.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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