Italia
Autovelox Cassazione – Arriva la sentenza che fa felici gli automobilisti
Autovelox Cassazione – Buone notizie per tutti coloro che hanno ricevuto una sanzione per eccesso di velocità
Autovelox Cassazione, quella di oggi è decisamente una giornata storica. Sì perchè i giudici hanno stabilito che, se un Autovelox commina una contravvenzione, questa può essere impugnata o annullata. Ad una condizione: il dispositivo di controllo elettronico non deve essere ben visibile. Ciò vale anche se è preceduto da un cartello che ne segnala la presenza. A decretarlo un’ordinanza dello scorso 8 febbraio, la 4002, che cita un pronunciamento del Tribunale di Vicenza. Il Codice della Strada incassa così un’interpretazione in senso più restrittivo, mentre lo Stato vede aprire le porte dei Tribunali a masse di automobilisti multati con i ricorsi in mano.
AUTOVELOX CASSAZIONE, I DETTAGLI DELLA SENTENZA
La norma – scrivono i magistrati – è sancita dall’articolo 142 co. 6 bis del Cds ed è valida sia per le postazioni fisse che per quelle mobili. Il pronunciamento si riferisce al caso di un automobilista beccato a guidare a 62 km/h in un tratto in cui il limite era di 50. Multato, aveva presentato ricorso, spiegando che l’Autovelox era fermo a bordo strada e privo dei colori istituzionali. Sia il Giudice di Pace che il Tribunale avevano però respinto l’iniziativa. Cosa che invece non ha fatto la Corte di Cassazione.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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