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Italia

Berlusconi, una cantante lo inchioda: “Mi comprò una casa a Roma da 1,7 milioni”

Berlusconi, la rivelazione durante il processo Ruby Ter, in corso a Milano

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Berlusconi, una cantante lo inchioda: “Mi comprò una casa a Roma da 1,7 milioni”

Silvio Berlusconi mi comprò una casa a Roma da 1,7 milioni di euro“. A parlare così è la cantante sarda Cristina Ravot. Originaria di Sassari, era presente in aula perchè chiamata a testimoniare dall’avvocato dell’ex premier. Ciò a causa di alcune esibizioni tenute a Villa Certosa insieme a Mariano Apicella. Il tutto risalirebbe al 2008: “Un appartamento di 170 metri quadri, del ‘700 in piazza Campo de’ Fiori“, ha raccontato la donna. Che poi si è soffermata sui motivi dell’acquisto: “Lui aiutava sempre quelli che gli stavano attorno a comprare casa. Diceva che la casa era fondamentale, perchè da piccolo aveva avuto problemi sotto questo aspetto. Per questo voleva vedere le persone tranquille“.

La cosa tuttavia le comportò conseguenze non di poco conto: “Sono finita sui giornali come sua nuova fidanzata e il mio nome è stato impropriamente accostato allo scandalo Ruby. Per questo non mi hanno rinnovato il contratto in tv“. Il regalo inoltre le portò spese importanti, cui Berlusconi contribuì: “Andava mantenuto e io non ci riuscivo. Per questo gli dissi che volevo venderlo. Ma lui, per tutta risposta, dal 2011 iniziò a farmi bonifici da 2500 euro al mese. Soldi che ho usato per pagare le rate all’Agenzia delle Entrate dopo un accertamento che mi era stato fatto“.

Ma i versamenti dell’ex premier non si sono chiusi qua: “In questi anni ha pagato anche per togliere l’ipoteca dalla casa, oltre alle spese legali. Che gli costavano 20mila euro al mese“. “So che lui mi darebbe ancora soldi – ha proseguito la Ravot – ma io, per non chiedergliene altri, ho chiesto un finanziamento“. E infine non ha escluso che Berlusconi potesse provare qualcosa per lei: “Gli piacevo e un approccio può esserci stato. A lui piace corteggiare sia donne che uomini. Io gli ho voluto molto bene“.

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Cronaca

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.

Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.

Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.

La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte

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Cronaca

In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra

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Stato vegetativo per formaggio, giudizio pediatra mancato.

Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.

Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.

La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.

La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.

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