Italia
“Armi sui cargo al posto degli aiuti”: la denuncia fa scoppiare la polemica
La presenza di armi sui cargo sarebbe stata rilevata da alcuni addetti al carico

Armi sui cargo diretti in Ucraina. E che ufficialmente avrebbero dovuto trasportare aiuti per le popolazioni in difficoltà a causa del conflitto. L’incredibile scoperta arriva dall’aeroporto civile ‘Galileo’ di Pisa e a darne notizia, in una nota, l’Unione di Base (UBI). I velivoli, ‘umanitari’, scrive il sindacato citando lavoratori sul posto, “partono dal Cargo Village” e “dovrebbero essere riempiti di vettovaglie, viveri, medicinali e quant’altro utile per le popolazioni ucraine“. Ma, sottolinea, la realtà è ben diversa. E ad accorgersene sarebbero stati alcuni addetti al carico: “Arrivati sotto l’aereo, si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni ed esplosivi“.
ARMI SUI CARGO, LE REAZIONI E LE POLEMICHE
Di fronte ad uno spettacolo tanto orribile, la loro reazione è stata immediata: “Si sono rifiutati di caricare il cargo“, sottolinea l’Ubi. Che poi esprime tutto il suo sdegno per l’episodio: “Una vera e propria falsificazione, che cinicamente usa la copertura umanitaria per continuare ad alimentare la guerra“. Ma la condanna non si limita alle parole: per sabato 19 marzo è infatti prevista una protesta, ad opera dello stesso sindacato, proprio presso l’aeroporto. E in campo scende anche Rifondazione, con la richiesta al ministro della Difesa di riferire in Parlamento.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra

Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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