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Prezzo della benzina alle stelle, ma perché è così alto e di quanto ancora aumenterà ?

Il prezzo della benzina in Italia è ai massimi storici, ma da cosa è dovuto questo rincaro e quanto ancora si alzerà

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Prezzo della benzina alle stelle, ma perché è così alto e di quanto ancora aumenterà ?

La settimana in Italia è iniziata con rincari evidenti in tutti i distributori di benzina. Ogni giorno gli incrementi sono maggiori. Le compagnie hanno avuto tutte un rialzo che varia dai 4 ai 5 centesimi sia su benzina che diesel. Facendo schizzare il prezzo ai massimi storici dal 2014 : 2 euro/litro self e 2,20 euro/servito. A salire anche il prezzo di Gpl e Metano, con il primo che è arrivato a 0,900 euro/litro, mentre il secondo 1,900 euro/litro facendo una media nazionale.

PERCHE’ COSTA COSI’ TANTO LA BENZINA ?

Il prezzo della benzina aumenta a livello internazionale quando aumenta il costo del petrolio. La crescita avviene lentamente poiché il greggio è una cosa, mentre benzina e gasolio che si acquistano ai distributori è un’altra. Sul prezzo finale infatti incidono oltre che al valore della materia prima , anche i costi di estrazione, raffinazione, stoccaggio, trasporto e distribuzione. Ma ad incidere più di tutto sul costo finale, sono le tasse : Iva e accise. L’Italia difatti detiene il record come paese con maggior tassazione per peso fiscale al litro.

MA COSA SONO LE ACCISE SULLA BENZINA ?

Durante la sua storia, ogni stato membro dell’Unione Europea ha deciso di applicare imposte sulla fabbricazione di alcuni prodotti di largo consumo. Le più comuni sono quelle applicate all’alcol e a tutti i prodotti da esso ottenuti (vino, birra, super alcolici etc.) oppure al petrolio e a tutti i suoi derivati destinati alla produzione di energia (benzina, gasolio, metano, butano, kerosene etc.) oppure al tabacco e a tutti i suoi derivati. Le accise non sono dazi ma quando riguardano merci importate sono considerate oneri doganali e vengono quindi riscosse al momento dell’operazione doganale. L’introduzione delle accise è una manovra utilizzata dai governi dagli anni ’30 ad oggi, per reperire denaro in tempi rapidi a seguito di improvvise calamità o emergenze. Il principio è quello di prelevare un piccolissimo contributo in modo costante, senza gravare in modo eccessivo ad ogni pieno effettuato. Applicare le accise sul costo carburanti ha permesso di affrontare guerre, catastrofi naturali e non solo. Ad oggi l’ammontare delle accise benzina corrispondono al 48% del prezzo totale per un litro, mentre per le accise gasolio siamo al 43,5%. Questo sta a significare che sul costo ad oggi 2,00 euro/litro, ben 0,96 centesimi derivano da questa tassa.

QUALI SONO ?

ACCISE GASOLIO

  • 0,000981€ per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
  • 0,00723€ per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
  • 0,00516€ per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
  • 0,00516€ per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
  • 0,00516€ per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
  • 0,0511€ per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
  • 0,0387€ per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
  • 0,114€ per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
  • 0,02€ per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
  • 0,005€ per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
  • 0,0051€ per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
  • da 0,0055 a 0,0071€ per il finanziamento alla cultura nel 2011;
  • 0,04€ per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
  • 0,0089€ per far fronte all’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana nel 2011;
  • 0,113€ per il decreto “Salva Italia” del 2011.

ACCISE BENZINA

  • 0,000981€ per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
  • 0,00723€ per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
  • 0,00516€ per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
  • 0,00516€ per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
  • 0,00516€ per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
  • 0,0511€ per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
  • 0,0387€ per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
  • 0,114€ per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
  • 0,02€ per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
  • 0,005€ per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
  • 0,0051€ per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
  • 0,0071€ per il finanziamento alla cultura nel 2011;
  • 0,04€ per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
  • 0,0089€ per far fronte all’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana nel 2011;
  • 0,082€ per il decreto “Salva Italia” del 2011;
  • 0,02€ per la ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012.

Fonte : Mazzini Accise

DOVE COSTA MENO LA BENZINA ?

Se nello Stivale la situazione è drastica, nel resto d’Europa è ben diversa. A braccetto con l’Italia segue la Grecia con prezzi molto simili ai nostri. Anche la Germania non scherza con un costo che oscilla attorno ai 1,87 euro/litro, leggermente inferiore la Francia. Negli Stati Uniti invece il prezzo alla pompa è la metà del nostro. Tornando in Europa, la convenienza al distributore la troviamo ovviamente in Svizzera, ma anche in Spagna, Croazia e nei paesi balcanici con un prezzo inferiore al 1,50 euro/litro. Ma il paese dove la benzina costa di meno non si trova in Europa, ma bensì in Sud America : Il Venezuela dove il costo al litro è pari a 0,02 centesimi di euro, a seguire troviamo l’Iran con 0,045 centesimi di euro e l’Angola con 0,268 centesimi.

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PREZZO DEL GAS ALLE STELLE – I GOVERNI CORRONO AI RIPARI

 

Ultime Notizie Roma

La bellezza può uccidere? Le mani pericolose del dottor Bravi

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La bellezza può uccidere? Le mani pericolose del dottor Bravi

Roma — Il nome di Carlo Bravi è ormai tristemente noto nel panorama della chirurgia estetica italiana, ma per motivi tutt’altro che professionali: il medico, sospeso dall’Ordine e già coinvolto in diverse inchieste giudiziarie, è finito agli arresti domiciliari dopo essere stato sorpreso dai carabinieri del NAS mentre eseguiva un intervento di otoplastica in un appartamento del quartiere Quadraro, nella Capitale. L’ambiente? Una camera da letto disordinata e sporca, con i cani dei residenti liberi di circolare, mentre una giovane donna sudamericana veniva sottoposta a un’operazione chirurgica clandestina, con tanto di anestetico già somministrato.

Carlo Bravi non è un nome nuovo per le autorità. Già sospeso dall’Ordine dei Medici, è attualmente indagato per la morte di Simonetta Kalfus, 62 anni, deceduta il 18 marzo all’ospedale Grassi di Ostia per una sepsi sopraggiunta dopo un intervento di liposuzione effettuato privatamente in uno studio a Cinecittà.

Ma non è tutto: Bravi è coinvolto in un’altra indagine per un sospetto caso di mastoplastica eseguita il 14 marzo 2024 a Roma, e nel 2017 era già stato condannato a un anno di reclusione per un lifting al seno che provocò gravi complicazioni a una paziente, lasciata senza assistenza medica adeguata.

Nonostante il quadro giudiziario pesante e la sospensione professionale, Bravi ha continuato a operare in clandestinità. L’ultima operazione interrotta dai carabinieri del NAS ha mostrato in modo lampante l’abisso tra la chirurgia legale e quella abusiva: nessuna sala operatoria, nessuna sterilità, ma un letto improvvisato, sporcizia, animali domestici e un’infermiera in pensione come assistente.

Viviamo in un’epoca in cui il culto dell’immagine e l’inseguimento della bellezza “a basso costo” portano molte persone ad affidarsi a professionisti senza scrupoli, spesso conosciuti tramite social network, dove l’apparenza e le recensioni costruite contano più dei titoli accademici e delle autorizzazioni ufficiali.

Serve un controllo più severo, ma serve anche una maggiore cultura della salute tra i cittadini: un’operazione chirurgica, estetica o meno, non è mai un atto banale. Affidarsi a professionisti riconosciuti, verificare le credenziali, diffidare dei prezzi troppo bassi o delle “offerte da social” non è solo prudenza, è un dovere verso se stessi.

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Il giallo di Emanuela: corpo tra i cespugli e nessuna traccia

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Il giallo di Emanuela: corpo tra i cespugli e nessuna traccia

La tragica vicenda di Emanuela Ruggeri, il cui corpo è stato ritrovato senza vita tra i cespugli di via del Mandrione, solleva interrogativi inquietanti che non possono essere ignorati. Sei giorni di silenzio, un ultimo messaggio alla madre – “Vado al mare” – e poi il nulla: nessuna traccia, nessun testimone, nessuna telecamera. Solo un cadavere in avanzato stato di decomposizione in una zona degradata e pericolosa di Roma.

Finora gli elementi accertati lasciano spazio a poche certezze e molte ipotesi: non ci sono segni evidenti di violenza, ma il corpo nascosto nella vegetazione fa pensare a un tentativo deliberato di occultamento. Difficile immaginare un malore o un incidente in un luogo così isolato senza che qualcuno abbia notato qualcosa.

L’ipotesi tecnica di “morte in conseguenza di altro reato” apre a un ventaglio di possibilità: potrebbe trattarsi di un gesto volontario, di un evento accidentale, o – come molti temono – di un crimine coperto con cura.

In attesa dell’autopsia e dell’analisi dei tabulati telefonici, ciò che resta è un senso profondo di inquietudine, non solo per la morte di Emanuela, ma per il vuoto di sicurezza e trasparenza che vicende come questa continuano a mettere in luce nella nostra società.

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