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Stato di emergenza umanitaria, Covid e elezioni: quali conseguenze per l’Italia?

Stato di emergenza umanitaria, il premier Draghi risponde alle preoccupazioni dei cittadini

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Stato di emergenza umanitaria, Covid e elezioni: quali conseguenze per l’Italia?

Stato di emergenza umanitaria. Tre parole, le prime due soprattutto, che stanno creando molto scalpore in queste ore in Italia. Ma come, si chiede qualcuno, neanche è finita l’emergenza Covid che ne comincia un’altra? Non è che le due cose sono collegate? La preoccupazione c’è ed è tangibile. Cerchiamo quindi di fare chiarezza. Spiegando, a partire dalle parole del premier Mario Draghi, in cosa consiste concretamente questo nuovo stato di emergenza.

Il Consiglio dei Ministri lo ha dichiarato, all’unanimità, lo scorso 28 febbraio. Esso fa parte del dl con le misure relative all’andamento del conflitto in Ucraina. In pratica, verrà incrementato il soccorso e l’assistenza sul territorio nazionale ai profughi in cerca di salvezza verso l’Europa. Operazioni non semplici e che richiederanno diverso tempo. Per questo, è stato stabilito che l’emergenza resterà in vigore fino al 31 dicembre 2022. Lo stesso Draghi ha illustrato le misure ieri in Senato. Spiegando che l’Italia si attiverà in maniera ancora più massiccia, “sia attraverso le principali organizzazioni umanitarie attive sul posto che con donazioni materiali“.

Il premier ha poi precisato sugli scopi dell’iniziativa: “Stiamo compiendo un impegno di solidarietà. Per gli italiani quindi non ci sarà alcuna conseguenza. Nemmeno per quanto riguarda la fine dello stato di emergenza per il Covid, che resterà fissata al 31 marzo“. L’Italia insomma non sta per entrare in guerra, che, Costituzione alla mano, ripudia. E le elezioni politiche, previste per il 2023, si terranno regolarmente e non saranno rinviate, come paventato da qualcuno in queste ore. Gli italiani possono stare tranquilli.

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Cronaca

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.

Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.

Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.

La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte

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Cronaca

In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra

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Stato vegetativo per formaggio, giudizio pediatra mancato.

Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.

Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.

La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.

La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.

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