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Chiamate indesiderate, ora si può bloccarle anche sul cellulare: ecco come

Importante novità per chi riceve chiamate indesiderate anche su un numero riservato

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Chiamate indesiderate, ora si può bloccarle anche sul cellulare: ecco come

Chiamate indesiderate, lo stop (definitivo) è vicino. Sembra davvero vicina alla fine l’epoca delle continue telefonate pubblicitarie, ricevute soprattutto durante i pasti. Per fermarle, ci si può iscrivere, in maniera totalmente gratuita, all’RPO, acronimo di ‘Registro Pubblico delle Opposizioni’. Tale servizio era finora riservato solo agli utenti dotati di telefono fisso presente sull’elenco. Entro qualche mese però potranno usufruirne anche coloro che possiedono un numero riservato. Ad esempio, quello di un telefono cellulare. Sulla norma il legislatore era già intervenuto nel 2018, ma per l’entrata in vigore servirà attendere ancora un pò: nonostante infatti la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale lo scorso 29 marzo, l’iter ufficiale non è ancora completo.

CHIAMATE INDESIDERATE, LE LINEE GUIDA

La data zero, spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, è fissata per il prossimo 28 aprile. Quando il Mise, di concerto con associazioni dei consumatori, operatori e Garante della Privacy, emetterà il decreto con le linee guida per la fornitura dei numeri non presenti sugli elenchi. Entro altri 4 mesi – quindi per il 27 luglio – arriveranno poi quelle per iscriversi al Registro. A quel punto, tutte le chiamate indesiderate di telemarketing e i consensi forniti per riceverle verranno bloccati. Il regolamento non sarà però applicato ai trattamenti di dati per fini statistici. Alle società che violeranno il diritto di opposizione saranno inoltre imposte sanzioni.

Cronaca

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.

Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.

Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.

La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte

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Cronaca

In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra

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Stato vegetativo per formaggio, giudizio pediatra mancato.

Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.

Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.

La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.

La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.

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