Cronaca
Cancro scambiato per colpo di freddo: caso al Sant’Eugenio
Cancro scambiato per colpo di freddo. L’odissea di un paziente romano di 49 anni

Cancro scambiato per colpo di freddo. Solo l’ultimo degli episodi di malasanità riscontrati negli ospedali della Capitale. Il protagonista era stato operato all’anca dopo una caduta dalla mountain bike. Dopo circa tre settimane, si era visto amputare una gamba per il sopraggiungere di una cancrena. “Avevo il piede freddo – il suo racconto, riportato da ‘Il Messaggero’ – ma mi avevano detto che era per via degli spifferi d’aria provenienti dalla finestra“. Un errore che potrebbe ora costare carissimo a 9 medici del nosocomio, chiamati dal Tribunale di Roma a rispondere di lesioni personali gravissime.
CANCRO SCAMBIATO PER COLPO DI FREDDO, LA VICENDA
La vicenda risale all’aprile del 2015. L’uomo si trova a bordo di una bici, fermo ad un semaforo, in zona Eur. Per cause ancora da accertare, cade e sbatte con l’anca contro un tombino. Trasportato al pronto soccorso del Sant’Eugenio, i sanitari gli trovano il collo del femore fratturato e decidono di operarlo. Qualcosa però va storto: l’uomo infatti, nei giorni seguenti l’intervento, inizia ad accusare dei malesseri. Sottoposto a Tac, gli viene scoperta una lesione al fegato di cui ignorava l’esistenza. Al termine del controllo, sarebbe stato inoltre schernito dai medici: “Ti abbiamo fatto il tagliando gratis“.
CANCRO SCAMBIATO PER COLPO DI FREDDO, L’ODISSEA
Con il passare dei giorni, la situazione non migliora. In particolare nella zona del piede i dolori sono lancinanti. Nonostante le segnalazioni, nessuno però si preoccupa di esaminare nuovamente il paziente. Anzi l’unico consiglio, secondo quanto riferito dalla moglie dell’uomo in aula, sarebbe stato di “mangiare delle noci“. Solo a fine mese, dopo un colloquio con un chirurgo vascolare, l’uomo torna sotto i ferri, ma, a causa della mancata tempestività, di nuovo senza esito. E a inizio maggio, in un’altra struttura, subisce l’amputazione del piede destro e uno shock settico. Una circostanza che lo rende invalido e lo costringerà ad assumere cortisone per tutta la vita.
CANCRO SCAMBIATO PER COLPO DI FREDDO: “HO PENSATO AL SUICIDIO”
“Ho sognato di suicidarmi e morire, non pensavo di farcela“, ha confessato di fronte ai giudici. Che dovranno ora tornare in aula il prossimo 5 dicembre, per interrogare i medici imputati.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate

Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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