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Cronaca

Ifo Furbetti del cartellino: circa 90 indagati tra medici e infermieri

Ifo Furbetti del cartellino. A scoprire il raggiro un’indagine della Procura di Roma

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Ifo Furbetti del cartellino: circa 90 indagati tra medici e infermieri

IFO Furbetti del cartellino. Gli episodi sono stati registrati tra le mura del reparto di Oncologia, quello dedicato ai malati di cancro per intenderci. Qui alcuni dipendenti avrebbero utilizzato le ore di servizio per svolgere attività strettamente personali: fare la spesa, portare l’auto dal meccanico, addirittura farsi una gita al mare. E non mancavano nemmeno quelli che effettuavano un secondo lavoro. Come era possibile tutto ciò? Semplice: chi entrava regolarmente in servizio timbrava il badge, oltre che per sè, anche per i colleghi ‘assenti’.

IFO FURBETTI DEL CARTELLINO, I DETTAGLI DEL ‘SISTEMA’

I quali, in caso di controlli, venivano poi avvisati di far ritorno al proprio posto giusto in tempo per non essere scoperti. Un sistema quasi perfetto, sostenuto sia da medici che da infermieri, che i magistrati capitolini hanno provveduto a smantellare. Nel mirino della pm Alessandra Fini ci sono ora 89 persone, tra cui dipendenti in pensione ed ex dipendenti dell’ente che gestisce l’Istituto di San Gallicano. Il raggiro risalirebbe a prima della pandemia, tra l’ottobre del 2018 e il giugno del 2019.

IFO FURBETTI DEL CARTELLINO, LE INDAGINI

Le indagini, svolte dai Carabinieri, hanno preso avvio in seguito alla denuncia sporta dallo stesso Ifo, dichiaratosi parte lesa nella vicenda. “Attendiamo l’esito del lavoro giudiziario prima di intraprendere azioni disciplinari“, le parole a ‘Il Messaggero’ dei vertici delle pubbliche relazioni della struttura. Il ‘sistema’ sarebbe stato scoperto grazie ad alcune telecamere nascoste nei pressi dei dispositivi di stampaggio. Le rilevazioni sarebbero state poi confermate dai Gps di cellulari e automobili dei coinvolti, oltre che dai tabulati telefonici.

Cronaca

Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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