Cronaca
Fratelli Bianchi e l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, lettera dal carcere “Quel ragazzo non è morto per mano nostra”
Marco Bianchi recluso nel carcere di Viterbo scrive una lettera indirizzata alla mamma di Willy.
La missiva, di ben 7 pagine, è incentrata sopratutto a chiedere scusa alla madre del giovane ucciso, affermando che non è stato lui ad uccidere il giovane Willy.

Uno dei due fratelli Bianchi scrive alla mamma di Willy Monteiro Duarte
Per l’omicidio di Willy, per i fratelli Bianchi il pubblico ministero ha chiesto l’ergastolo, per gli altri due 24 anni di reclusione. In vista della sentenza, attesa per il prossimo 4 luglio in Corte d’Assise a Frosinone, Marco Bianchi parla, accusa i giornalisti e si rivolge alla madre del ragazzo massacrato di botte la notte tra il 5 e 6 settembre 2020 a Colleferro.
La Lettera di Marco Bianchi alla mamma di Willy Monteiro Duarte
“Ho toccato il fondo. Ecco la vostra soddisfazione. E’ una cosa che non auguro a nessuno, la sensazione di essere da soli, al buio. Sono andato giù, ma oggi ho deciso di rialzarmi e combattere per la verità e per la vita. Io e Gabriele siamo ragazzi di cuore, sinceri. Tutte quelle cattiverie che hanno detto contro di noi non sono vere, sono state solo bugie su bugie per farci toccare il fondo. Siamo stati descritti sin dall’inizio, senza conoscere gli atti del processo, come mostri e assassini.
Dai giornali e dai social è stata usata una nostra foto per dimostrare che eravamo due ragazzi che pensavano solo a fare la bella vita. Ho avuto la forza di guardarmi allo specchio, di essere fiero di quello che sono e di combattere per la mia innocenza. Io e mio fratello non ci siamo mai nascosti su nulla, non abbiamo mai chiesto aiuto, non siamo mai stati protetti, sempre soli e divisi. Abbiamo sempre affrontato tutti i problemi per far capire la realtà delle cose, perché noi siamo così: disponibili, educati e rispettosi, sempre pronti ad aiutare i più deboli”.
Le parole di Marco Bianchi contro Barbara D’Urso
“I problemi li abbiamo avuti a causa dei giornalisti che hanno perso il controllo, raccontando falsità su falsità. Come quella bellissima donna di Barbara D’Urso, che è madre di un figlio e non si rende conto prima di fare le puntate su di noi. Dentro sa benissimo il danno che può creare dicendo bugie sul nostro nome. Lei dormiva serena, io no, sapendo la guerra che avrei affrontato l’indomani in carcere per le bugie raccontate.
Posso capire che è il vostro lavoro (riferendosi ai giornalisti), ma almeno siate umani e umili nel dire la verità, perché tutti siamo figli, tutti siamo genitori e disgrazie come questa possono accadere a chiunque. Solo che qui, oltre alla disgrazia, c’è anche la beffa che il colpevole non si è preso le proprie responsabilità. Ancora con il sangue sulle scarpe, se ne sta tranquillo in casa sua”
Sia io che Gabriele continueremo sempre, da uomini veri, a dire che non c’entriamo nulla con questo crimine. Non siamo degli psicopatici che negano davanti all’evidenza e prima o poi la verità uscirà fuori. C’è una grande differenza tra farsi la galera da colpevoli e farsela da innocenti.
E quando tutto questo finirà, se ci sarà la possibilità di incontrarmi un giorno, rimarrete a bocca aperta stupiti, capendo che non siamo le brutte persone descritte dai media: quel ragazzo non è morto per mano nostra. L’ho messo in chiaro in aula, davanti al giudice, guardando in faccia la povera madre di Willy”.
Il pensiero per la mamma di Willy Monteiro Duarte
Nella parte finale della Lettera indirizzata all’AdnKronos Marco bianchi accusato per l’omicidio di Willy si concentra sui valori della vita e dello sport, affermando di essere innocente, “Signora mia ogni volta che ho la possibilità di guardarla, vedo il dolore e l’odio che può provare per chi le ha portato via suo figlio. E’ lo stesso sentimento che leggo negli occhi di mia madre, che è morta dentro e prova rancore per il vero colpevole, il bugiardo che ha rinchiuso i suoi figli in carcere al suo posto, per un crimine che non hanno commesso.
Signora, io la guarderei come guardo mia madre. Se io e mio fratello fossimo gli artefici della morte di suo figlio, mai ci saremmo permessi di sostenere il suo sguardo come abbiamo fatto durante il processo, di guardarla come se guardassimo nostra madre. Non ci saremo mai permessi di negare le nostre responsabilità per tornare liberi: io, personalmente, mi sarei sentito sporco e infame.
Signora mia, se fossimo noi i veri responsabili di tutto questo, le avrei dato subito la soddisfazione che stavamo pagando la giusta pena. Parlo per me, ma anche per mio fratello che è in carcere senza aver toccato Willy con un dito. Io la verità l’ho detta subito, a suo figlio ha dato una spinta e un calcio per allontanarlo dal mio amico Omar (Shabani, sentito in aula come testimone, ndr), ma l’ho colpito al fianco, vero è che non ha nemmeno fatto in tempo a cadere che si è subito rialzato.
Non mi sarei mai permesso di infierire con le responsabilità che derivano dallo sport che sia io che mio fratello praticavamo. A noi la Mma ha insegnato ad essere uomini, ad avere il controllo di noi stessi e ad essere sempre lucidi nelle azioni che commettiamo. Lo sport non ci ha insegnato certo ad essere assassini, al contrario ad essere responsabili, ad avere il pieno controllo della nostra forza.
“Ecco ciò che siamo, signora mia, in 25 anni di vita abbiamo sempre avuto le idee chiare. Non ci siamo mai drogati, siamo stati sempre lucidi per non commettere sciocchezze, per non rovinarci la vita. Spero al più presto che scoprirà la verità per poter avere la meritata soddisfazione di poter dire a suo figlio di averlo difeso, di aver assicurato i responsabili della sua morte alla giustizia. Ma non siamo noi.
Non siamo quei ragazzi che le stanno facendo credere, siamo semplici ragazzi di famiglia e di cuore, che se sbagliano si assumono le proprie responsabilità. La paura più grande, che non ci dà pace è quella di farci la galera per un fatto mediatico, non perché colpevoli. Prima o poi la verità uscirà fuori e spero sia dimostrata l’innocenza mia e di mio fratello, perché possa ritornare lui dalla sua famiglia e io crearmene una.
Confido nella giustizia, la verità verrà fuori. Si sono inventati di tutto su di noi e mi spiace ma noi i problemi in carcere non li abbiamo mai avuti. Sono sempre andato in sezione con i comuni. Sulle falsità ci rido su, tra le tante quella che mi sputavano nei piatti senza sapere che ero io a portare il vitto. C’è chi ha la coscienza sporca. E non siamo io e mio fratello“.
Cronaca
Ostiense, a fuoco il ristorante da Giovanni. La Polizia di Roma Capitale mette in sicurezza 30 condomini

Erano circa le quattro di notte nel quartiere Ostiense, proprio di fronte alla Garbatella, quando in via Carlo Citerni, un noto ristorante pizzeria ha subito un incendio per cause ancora da accertare.
Da fonti raccolta in esclusiva dalla Cronaca di Roma, l’incendio è stato grande, con i fumi che hanno invaso tutto il palazzo. Le fiamme erano talmente alte e potenti che le scale interne dello stabile non erano più visibili. Per fortuna che l’intervento – con non poche difficoltà – di una pattuglia della Polizia di Roma Capitale, ha permesso di salvare tutti gli occupanti dello stabile, ancor prima prima dell’intervento dei Vigili del Fuoco di Piramide.
La pattuglia era in servizio per presiedere il quartiere Ostiense quando passando per via Carlo Citerni si è resa subito conto che dal ristorante-pizzeria stava uscendo del fumo, nonostante le serrande fossero abbassate. In quel momento gli agenti si sono immediatamente messi al lavoro, liberando subito l’entrata dello stabile per evacuare circa 30 occupanti. Per fortuna non risultano esserci dei feriti e i Vigili del fuoco, giunti poco dopo, hanno domato le fiamme mettendo in sicurezza l’attività commerciale e il palazzo. Sono ancora in corso gli accertamenti per capire la natura del rogo.
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Cronaca
Ragazzo di 16 anni morto investito. Dramma nella località turistica del Lazio

Un ragazzo di 16 anni ha perso la vita nella notte tra giovedì e venerdì dopo essere stato travolto da un’auto pirata lungo la strada provinciale che collega San Felice Circeo a Terracina. L’incidente è avvenuto intorno alle 3:30.
La vittima si trovava sul ciglio della strada insieme al fratello gemello e a un amico. Proprio quest’ultimo è rimasto ferito nell’impatto, ma le sue condizioni non destano preoccupazioni. Sul posto è intervenuta immediatamente la Polizia Stradale di Latina, che ha avviato le indagini. Sono già partite le ricerche del veicolo, il cui conducente non si è fermato a prestare soccorso. Gli investigatori stanno analizzando le immagini delle telecamere presenti nella zona per risalire alla targa e all’identità del proprietario.
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