Roma, l’omicidio Luca Sacchi è avvenuto intenzionalmente. O comunque è stato messo in conto. Ne sono convinti i giudici della Corte d’Assise capitolina, i quali lo scorso 29 marzo si sono pronunciati sulla posizione di Valerio del Grosso e Paolo Pirino. Al primo, in particolare, non sarebbe importato nulla della sorte del personal trainer, in quanto “era preso solo dalla foga di portare a termine la rapina“. Ciò lo portò ad agire ai danni di un ragazzo che “aveva tutta la vita davanti” con una “violenza gratuita“.
OMICIDIO LUCA SACCHI, LA COMPLICITA’ DI PIRINO
L’omicidio è stato uno “sviluppo fisiologico” di quest’ultima, concordata dai due imputati, come ha dimostrato l’essersi muniti di mazza e pistola pronta all’uso. Quanto invece a Pirino, prestò ausilio al complice in virtù della propria “esperienza in tali illeciti“. Anche lui, come Del Grosso, era consapevole che si trattava di un’azione “affatto semplice, molto distante dal semplice scippo di una borsa che ha inteso proporre“.
OMICIDIO LUCA SACCHI, LA POSIZIONE DI ANASTASIYA
Ad essa ha contribuito anche Marcello De Propris, in maniera sia morale, con il “rafforzamento del proposito delittuoso“, che materiale, avendo fornito l’arma poi utilizzata. E non è mancato nemmeno l’apporto dell’allora fidanzata di Luca, Anastasiya, la quale, scrivono i giudici, “ha taciuto circostanze fondamentali” per risalire alla dinamica dei fatti e ai suoi autori. La sua condotta “non era nè inconsapevole nè indifferente” sia in merito all’acquisto della droga che a quanto effettuato illecitamente dall’amico di Luca, Giovanni Princi.