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Cronaca

Aperitivo da 753 euro a Fregene: stabilimento balneare nei guai

Aperitivo da 753 euro a Fregene. I clienti coinvolti hanno presentato un esposto alla Procura di Roma

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Aperitivo da 753 euro a Fregene: stabilimento balneare nei guai

Aperitivo da 753 euro a Fregene. Una mazzata sotto forma di conto quella che ieri sera è stata presentata ad un gruppo di circa 20 amici romani. I quali si erano recati in un noto lido della città per spizzicare qualcosa al bagliore del tramonto. Quello che forse non si aspettavano è quanto ciò sarebbe loro costato. Ed enorme è stata loro sorpresa e delusione quando i camerieri glielo hanno comunicato. A questo punto, uno si potrebbe chiedere: ma cosa mai avranno ordinato per spendere così tanto? La risposta è presto data: patatine, pizzette, due bottiglie di vino e alcune bevande analcoliche. Non chissà cosa, si potrebbe obiettare. Senza tuttavia sapere cosa ha inciso realmente sul conto.

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Lo stabilimento coinvolto nella vicenda

APERITIVO DA 753 EURO, PARTE LA DENUNCIA IN PROCURA

Il prezzo del coperto dell’aperitivo da 753 euro. Circa 25 euro a persona, solo per aver accesso ad un tavolo. Cosa di cui in realtà avrebbero goduto solo alcuni del gruppo, costringendo invece gli altri a restare in piedi. Una cifra comunque che, moltiplicata per il numero dei commensali, avrebbe oltrepassato quota 500 euro. Davvero troppo, e non tutti avrebbero reagito con il classico ‘taci e paga’. Parte della comitiva si sarebbe infatti rivolta all’Associazione Giustitalia, da anni attiva a favore del rispetto del Codice di Consumo. Attraverso il suo tramite, i ragazzi hanno quindi denunciato il lido alla Procura di Roma. L’accusa formulata è quella di truffa, che potrebbe portare il gestore fino alla revoca della concessione.

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La vicenda che ha sconvolto Anzio: arrestato per violenza sessuale

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La vicenda che ha sconvolto Anzio: arrestato per violenza sessuale

Latina, 18 luglio 2025 – È stato convalidato il fermo del 32enne arrestato sabato scorso ad Aprilia dalla Squadra Mobile di Roma. L’uomo, di origine straniera, è stato interrogato questa mattina nel carcere di Latina dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Cario, alla presenza del suo avvocato difensore Leonardo Palombi.

Durante l’interrogatorio, il fermato ha ammesso le proprie responsabilità in relazione ai fatti avvenuti il 12 maggio scorso ad Anzio, ai danni di una giovane donna di 19 anni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la vittima sarebbe stata aggredita nei pressi della via Nettunense, dopo essere scesa da un autobus.

Il 32enne, già noto alle forze dell’ordine per altri precedenti, è stato rintracciato nei giorni successivi presso la stazione ferroviaria di Aprilia, dove si trovava in attesa di un treno diretto a Roma. Gli agenti lo hanno fermato e condotto in stato di arresto.

A seguito della confessione, il giudice ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere, in attesa dei prossimi sviluppi dell’indagine.

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Roma, scandalo in divisa: sospesi quattro agenti, “spariti” 74 chili di droga durante le perquisizioni

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Roma, scandalo in divisa: sospesi quattro agenti, “spariti” 74 chili di droga durante le perquisizioni

Quattro agenti della Polizia di Stato, fino al 2023 in servizio presso il commissariato di San Lorenzo, sono stati sospesi dal servizio dal gip di Roma nell’ambito dell’inchiesta “Don Rodrigo”. Lo scorso 23 giugno, la stessa inchiesta aveva già portato all’arresto di due poliziotti e alla custodia cautelare per altre 16 persone.

I quattro, indagati a piede libero per falso, sono stati interrogati in sede di preventivo come previsto dalla riforma Nordio. Il gip ha disposto sei mesi di sospensione per una poliziotta ora all’Ispettorato Viminale e un anno per gli altri tre, di cui due alla squadra mobile di Napoli e uno che frequenta il corso da vice-ispettore.

Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, durante due perquisizioni a San Lorenzo gli agenti avrebbero omesso di sequestrare complessivamente 74,5 chili di hashish, poi finiti a due pusher amici di colleghi già arrestati.

Nel corso degli interrogatori, le versioni discordanti e contraddittorie dei quattro sono state giudicate inattendibili dal giudice, che ha evidenziato una “volontà precisa di non ricostruire la verità” per evitare responsabilità.

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