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Cronaca

Incendio Malagrotta, esclusa la pista dolosa sul rogo dello scorso 15 giugno

Incendio Malagrotta, le ultime sulle indagini dagli uomini del Nucleo Operativo Ecologico

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Incendio Malagrotta, esclusa la pista dolosa sul rogo dello scorso 15 giugno

Incendio Malagrotta: non c’è stato dolo, ma le fiamme si sono sviluppate in maniera accidentale. Per la precisione, a causa dello smaltimento scorretto di un rifiuto presente nell’indifferenziata. Ne è convinto chi indaga sul tremendo rogo che ha sconvolto l’attività della regina delle discariche europee, mandandone letteralmente in fumo l’intero processo di trattamento dei rifiuti. I Carabinieri competenti in tema di reati ecologici sono al lavoro ormai da settimane e le loro conclusioni combaciano perfettamente con quanto riscontrato sul campo dai Vigili del Fuoco.

INCENDIO MALAGROTTA, CACCIA AI RESPONSABILI

Ad esse – riporta Il Messaggero – i militari sono giunti sia attraverso le analisi nell’area, attualmente sotto sequestro, sia ascoltando i dipendenti della struttura. Adesso si attendono dunque gli esiti della superperizia effettuata dal consulente della Procura. Solo a quel punto il pm Alberto Galanti determinerà i prossimi passi da effettuare. Intanto, si prova ad accertare le responsabilità, sia per quanto riguarda chi materialmente ha gettato nel cassonetto un rifiuto che non doveva (cosa molto difficile in realtà), sia a livello del personale e dei dirigenti dell’impianto. Entrambi saranno infatti accuratamente attenzionati, per capire l’eventuale colposità delle loro condotte.

INCENDIO MALAGROTTA, E AL RIFIUTO NON CONSONO

Ma le indagini si concentrano soprattutto su quale sia questo rifiuto non consono da cui tutto l’incendio Malagrotta sarebbe partito. Sotto questo aspetto, all’epoca, arrivati sul posto, i Carabinieri vi trovarono petardi e fumogeni, probabilmente utilizzati per i festeggiamenti della Conference League della Roma. Materiali che, per la loro infiammabilità, avrebbero dovuto essere smaltiti in tutt’altra location. Non si esclude però nemmeno l’ipotesi di una batteria al litio usata per alimentare una bici o un monopattino elettrico. Esemplari ne sarebbero stati infatti rinvenuti tra l’immondizia presente nella discarica, dove di recente hanno dato vita ad altre fiamme per fortuna sventate dall’antincendio.

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Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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