Cronaca
Liceo Virgilio, assemblea in piazza: 4 studenti finiscono nei guai
Liceo Virgilio, l’iniziativa indetta per parlare di temi d’attualità bloccata dai Carabinieri. I dettagli

Caos al Liceo Virgilio di Roma. Alcuni studenti sarebbero stati infatti identificati dalle forze dell’ordine. Il motivo? Aver convocato un’assemblea d’istituto per discutere di temi divenuti molto caldi dopo le elezioni: diritti, fascismo e ascesa delle destre, con Fratelli d’Italia in testa. Alla manifestazione, definita un “libero confronto“, avrebbe dovuto partecipare anche lo scrittore e giornalista Paolo Di Paolo. A guastare la festa è però arrivato l’intervento di due Carabinieri, i quali, dopo aver stoppato il dibattito, hanno identificato i presenti.
LICEO VIRGILIO, I DETTAGLI DELL’ASSEMBLEA
Circa 200 ragazzi, radunatisi in Piazza de’ Ricci, all’esterno del liceo Virgilio. Con il placet, rilasciato qualche giorno fa, dalla preside Isabella Palagi. Inizialmente avrebbe dovuto partecipare un altro ospite, il cui forfait ha costretto però gli organizzatori a dirottare su Di Paolo. Proprio questa novità ha inciso sulla scelta della location nella piazza: tenere l’assemblea nella scuola non era infatti più possibile, mancando i tre giorni di preavviso al consiglio d’istituto. Era già successo in passato, ma stavolta qualcosa è andato storto.
LICEO VIRGILIO, LE ACCUSE PER I QUATTRO STUDENTI
“A metà assemblea – racconta a ‘Repubblica’ uno degli identificati – si è fermata una macchina dei Carabinieri. Ci hanno intimato di andarcene, perché la manifestazione non era stata autorizzata da Questura e Prefettura“. Una versione confermata anche da Di Paolo: “Uno dei Carabinieri mi si è avvicinato e mi ha detto ‘capisco che abbiamo idee diverse, ma c’è una legge da rispettare“. Gli studenti però non hanno obbedito e quattro di loro, minorenni, sono stati schedati. Ora rischiano di dover rispondere di assemblea non autorizzata.
Cronaca
Wakeman presenta un concerto solista al pianoforte degli Yes

Un’ultima notte da solo al pianoforte, come ha fatto per una vita. Poi basta. Rick Wakeman, storico tastierista britannico già membro degli Yes del periodo d’oro, gli anni Settanta, dice addio a questo tipo di concerti.
Il saluto di un’icona della musica
Wakeman ha comunicato la conclusione della sua carriera dedicata a concerti solisti, dopo aver deliziato i fan con le sue esibizioni per anni. I suoi concerti hanno sempre rappresentato una fusione di virtuosismo e passione, rendendoli un’esperienza unica per il pubblico.
Un legame con il passato
Noto per il suo lavoro con gli Yes, Wakeman ha segnato un’era della musica rock progressive. Ora, con il suo ritiro dai concerti al pianoforte, si chiude un capitolo che ha incantato generazioni di ascoltatori.
Il futuro della musica per Wakeman
La decisione di Rick Wakeman segna un cambio significativo nella sua carriera. Sebbene chiuda questa porta, il suo contributo alla musica rimarrà impresso nella storia. Il tastierista promette di continuare a essere presente nel panorama musicale, ma con modalità diverse.
Cronaca
Truffa dei permessi di soggiorno per madri straniere

Un papà italiano per garantire alle neomamme straniere il permesso di soggiorno: è questo il meccanismo rivelato da un’indagine condotta dal commissariato Viminale. Tre donne sudamericane avevano coinvolto due senza tetto e un pregiudicato nel ruolo di padri improvvisati per i loro figli, presentandosi negli uffici anagrafici degli ospedali per dichiarare la paternità. Gli investigatori hanno scoperto una rete di sfruttamento che traeva vantaggio dalla vulnerabilità degli uomini coinvolti, offrendo in cambio denaro, pasti e sigarette.
LA BANDA
Il principale artefice del raggiro è Simeone Halilovic, 53 anni, soprannominato Kojak, che si occupava di reclutare i falsi padri e definire i compensi. Al suo fianco operavano Daniele Amendolara, 35 anni, e Settimio Possenti, 55 anni, entrambi con precedenti penali. A supportare l’inchiesta c’è anche un clochard, testimone chiave che, dopo aver subito minacce, ha fornito testimonianze cruciali. Halilovic aveva convinto il clochard a dichiararsi padre di un bambino, mentre la madre, una cittadina venezuelana di 33 anni, lavorava come escort.
IL DNA
Le indagini hanno portato alla raccolta di prove biologiche grazie alla collaborazione del clochard, che temeva per la propria vita. Halilovic, dopo aver appreso della sua collaborazione con gli inquirenti, ha tentato di rintracciarlo, dichiarando: «Se lo trovo lo taglio». Gli agenti hanno scoperto che le madri erano in realtà conviventi con i veri padri dei bambini, portando alla luce un complicato sistema di false dichiarazioni. I test del DNA hanno confermato la verità riguardante le paternità, e per Halilovic e i suoi complici sono scattate misure restrittive, mentre le tre donne sono state poste agli arresti domiciliari. Il clochard, che ha assistito le forze dell’ordine, non è stato colpito da misure cautelari.
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