Cronaca
Roma stupefacente, raffica di arresti tra San Lorenzo e Tor Bella Monaca: c’è anche 1 minorenne
Roma stupefacente, colpi delle forze dell’ordine ai traffici nelle zone del II e del VI Municipio

Roma stupefacente, ma gli investigatori non stanno a guardare. Anche nelle ultime ore gli uomini della Polizia di Stato sono stati protagonisti di numerose azioni atte a prevenire e a reprimere i reati inerenti detenzione e spaccio. E proprio di quest’ultimo dovrà rispondere il 28enne italiano finito in manette in zona San Lorenzo. Gli agenti del locale Commissariato lo hanno fermato a bordo di un’auto tra via della Venezia Giulia e via Pisino. Sottoposto a controllo, il giovane non ha retto alla pressione e sua sponte ha consegnato della ‘roba’ nascosta negli slip. Per la precisione, 9 grammi di cocaina e 5 di hashish, entrambi contenuti in involucri. Il fermo è stato poi reso effettivo dall’Autorità Giudiziaria.
ROMA STUPEFACENTE, MINORENNE IN MANETTE A TBM
Roma stupefacente però anche a Tor Bella Monaca, dove i poliziotti del VI Distretto Casilino hanno arrestato due persone, sempre con l’accusa di spaccio. Si tratta di un uomo di 36 anni e di un ragazzino di 17. Il primo è stato notato nei pressi di uno stabile in via Giovanni Battista Scozza mentre si apprestava a cedere della sostanza. Poco più tardi, è comparso in scena il minorenne: uscito dalla stessa palazzina, ha infatti preso dei soldi dalla tasca del 36enne. Entrambi sono stati dunque perquisiti personalmente e presso le rispettive abitazioni. In loro possesso sono stati così trovati 270 euro in contanti e 15 grammi di cocaina.
ROMA STUPEFACENTE, ALTRI DUE ARRESTI NEL QUARTIERE
Per l’uomo sono stati dunque disposti gli arresti domiciliari, mentre del 17enne si è occupata, con opportune prescrizioni, l’Autorità Giudiziaria. La stessa via è stata inoltre teatro del fermo, ad opera degli agenti della Volanti, di altri due uomini. Uno di 24 anni e l’altro di 49, rispettivamente cittadini egiziano e italiano. Ad insospettire gli agenti il loro atteggiamento mentre stazionavano nel vialetto di una palazzina. Sottoposti a controllo, sono stati loro rinvenuti addosso 15 grammi di crack e 225 euro in contanti. All’egiziano è stato dunque comminato il divieto di dimora, mentre l’italiano si è beccato un obbligo di firma.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate

Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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