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Italia

Termosifoni, ecco il piano per il 2022/23. Ci saranno i controlli

Termosifoni, le indicazioni del Governo contro il caro bollette scatena la domanda: chi controlla? Le ipotesi al vaglio

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Termosifoni, ecco il piano per il 2022/23. Ci saranno i controlli

Termosifoni spenti un’ora prima e temperatura più bassa, da 20 a 19 gradi. Questi i principali rimedi che dovrebbero essere apportati per far fronte all’emergenza gas. Nel prossimo autunno infatti ne arriverà di meno negli edifici italiani, sia pubblici che privati. Per questo, non ce ne si può stare con le mani in mano, ma occorre adoperarsi fin da ora per razionalizzare le risorse disponibili, in modo da evitare di trascorrere al freddo i mesi più freddi.

TERMOSIFONI, I CONTROLLI NEI CONDOMINI

Al di là delle linee guida, sulla cui definizione il Ministro Cingolani sta ancora lavorando, c’è una domanda che in molti si pongono: ovvero, chi controllerà che esse vengano rispettate? Secondo Il Messaggero, in caso di riscaldamento centralizzato, potrebbero essere gli amministratori di condominio ad accertarsi che la temperatura e il tempo di utilizzo non superino le soglie imposte. Ma non si escludono nemmeno controlli a campione della Polizia, che all’occorrenza potrà comminare sanzioni.

TERMOSIFONI, E QUELLI IN NEGOZI, UFFICI E CASE SINGOLE

Agli agenti, di Stato o locali, potrebbero essere demandate le verifiche anche presso negozi e uffici pubblici. Mentre appare al momento arduo pensare che possano fare lo stesso anche per le abitazioni singole. In questo caso, non resta che affidarsi (e sperare) in una qualità dei nostri concittadini che non è mai venuta meno, nemmeno nei momenti più duri: il caro vecchio buonsenso.

Cronaca

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.

Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.

Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.

La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte

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Cronaca

In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra

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Stato vegetativo per formaggio, giudizio pediatra mancato.

Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.

Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.

La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.

La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.

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