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Cronaca

Francesco Valdiserri, parla la 23enne che lo ha investito: “Avevo bevuto. Sono devastata”

Francesco Valdiserri, le dichiarazioni rese dalla ragazza davanti al Gip durante l’interrogatorio di garanzia.

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Francesco Valdiserri, parla la 23enne che lo ha investito: “Avevo bevuto. Sono devastata”

Francesco Valdiserri, una morte assurda cui si sta tentando di dare una spiegazione. Un aiuto in tal senso è arrivato in queste ore proprio dalla responsabile. Che da casa sua, dove si trova agli arresti domiciliari, ha fornito la propria versione su quanto accaduto quella sera. Un racconto non privo di punti di incerti, dovuti allo choc per la situazione in cui si è cacciata. “Andavo veloce –  – non mi sono resa conto di quanto successo. Di colpo ho visto quei ragazzi“, le parole, riportate da Il Corriere della Sera.

FRANCESCO VALDISERRI, PERIZIA SULLA VELOCITA’ DI MARCIA

Le pronuncia tra le lacrime la giovane, assistita dal suo legale. Si dice “devastata dal senso di colpa” per aver causato la morte di un ragazzo poco più piccolo di lei. Circostanza per la quale dovrà ora rispondere di omicidio stradale. Sulla sua posizione ha inciso innanzitutto la velocità alla quale procedeva: che fosse superiore ai 50 orari previsti in quel punto lo ha ammesso lei stessa, senza però riuscire a determinarne con precisione l’entità. Un compito che toccherà ora alla perizia cinematica disposta dal pm.

FRANCESCO VALDISERRI, L’APPORTO DEL CELLULARE

La ragazza ha inoltre confessato di aver bevuto molto prima di mettersi al volante. Come pure di aver assunto cannabinoidi nei giorni precedenti quella tragica notte. Resta invece da capire l’apporto del cellulare nella vicenda: se la 23enne stesse parlando o controllando lo schermo, al momento non è dato saperlo. Lei ha precisato di non averlo usato, ma anche su questo punto dovrà far luce il pm. Decisivi in tal senso saranno i risultati dei test sul dispositivo effettuati dai periti.

Cronaca

Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

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Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato, presso il porto di Civitavecchia, un carico di
cocaina occultato all’interno di un container refrigerato in arrivo dall’Ecuador.

Nel corso dei normali controlli svolti nell’area portuale, le “fiamme gialle” del Gruppo di Civitavecchia hanno notato un gruppo di persone a piedi che si aggiravano nei pressi della banchina. Dopo l’intimazione dell’alt, il gruppo si è dato alla fuga e, poco distante, i militari hanno rinvenuto tre borsoni contenenti 45 panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 50 chilogrammi. Secondo le stime, il carico avrebbe potuto fruttare sulle piazze di spaccio ricavi per circa 5 milioni di euro.

Il procedimento penale è attualmente in fase di indagini preliminari e, in attesa di giudizio definitivo, si applica la presunzione di non colpevolezza. L’operazione si inserisce nel più ampio quadro delle attività di contrasto alla criminalità organizzata e al narcotraffico internazionale condotte dalla Guardia di Finanza all’interno degli spazi portuali, quale presidio permanente a tutela della sicurezza economica e della salute pubblica.

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Cronaca

Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

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Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

Un ordigno artigianale è stato piazzato lo scorso 15 luglio sotto casa di Elvis Demce, boss albanese legato alla criminalità romana. L’intervento degli artificieri ha evitato l’esplosione, ma il messaggio è chiaro: un avvertimento pesante diretto a uno dei personaggi più discussi del sottobosco criminale capitolino.

Il giorno prima dell’attentato, un’inchiesta dei carabinieri aveva portato all’arresto di 14 persone, ricostruendo anche il ruolo di Demce in un sequestro organizzato tramite un gruppo di sudamericani. Gli stessi che, poco dopo, sarebbero stati coinvolti nella gambizzazione di Giancarlo Tei, ex alleato di Demce oggi latitante.

Le ipotesi investigative parlano di una possibile faida interna tra i reduci della “batteria di Ponte Milvio”, legata al defunto Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Tanti anche i nemici esterni: da Giuseppe Molisso del clan Senese a Ermal Arapaj.

Demce, condannato in via definitiva a 15 anni, è detenuto ad Ascoli, dove è in cura per problemi psichiatrici certificati da 17 perizie. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole capire: è un nuovo capitolo della guerra criminale o qualcuno teme che il boss voglia collaborare?

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